Porta Settimiana (nella foto sopra) segna l’inizio di Via della Lungara ed è la porta settentrionale di quel triangolo che includeva il rione Trastevere all’interno delle Mura Aureliane: le altre due porte erano Porta Aurelia e Porta Portuensis. La denominazione “Porta Septimiana“, questo il suo nome antico, si deve probabilmente alla sua vicinanza agli Horti Getae, ovvero i giardini di proprietà di Publio Settimio Geta, figlio di Settimio Severo, tanto imponenti che la zona era denominata “Septimianum“. Forse la porta era l’ingresso agli Horti o alle terme a lui intitolate (Thermae Septimianae), i cui resti furono individuati nel 1900 nell’area dell’odierno Orto Botanico, oppure soltanto un arco dell’acquedotto che riforniva le terme. Qualche decennio più tardi l’arco fu inglobato da Aureliano nella sua cinta muraria e ne divenne una posterula. La sorte della Posterula Septimiana mutò nuovamente in età medioevale quando la via che sotto vi transitava (l’odierna Via della Lungara) divenne il punto d’accesso principale nelle Mura Aureliane transtiberine che i pellegrini utilizzavano per recarsi alla tomba di Pietro: della strada (per questo suo ruolo chiamata “Via Sancta”) e della porta si ha notizia in alcuni documenti della fine del XIV secolo, quando si ordinava di tenerle entrambe pulite e libere dai detriti di cui spesso il Tevere le inondava e di non gettarvi immondizie varie, affinché la via fosse degna del nome che portava e della funzione che svolgeva. A tale scopo Porta Settimiana fu restaurata da Papa Niccolò V nel 1451 e poi completamente riedificata ed ampliata nel 1498 da Papa Alessandro VI Borgia, conferendole la sua caratteristica merlatura ghibellina a coda di rondine: in questa occasione ebbe inizio anche una nuova sistemazione della “Via Sancta“, proseguita poi da Papa Giulio II e per questo motivo chiamata inizialmente “Via Julia” e poi Via della Lungara. L’ultimo intervento di ristrutturazione venne attuato nel 1798 per volere di Pio VI, nel corso del quale venne preservata e, se possibile, ancor più enfatizzata la foggia militaresca di una porta ormai priva di qualsiasi utilità difensiva.
Su entrambi i versanti della porta si trovano due edicole con affreschi cinquecenteschi di carattere sacro: sul versante interno si trova un affresco (nella foto 1), collocato all’interno di una cornice e sormontato da un baldacchino ligneo, che rappresenta l’Orazione nell’orto del Getsemani: sulla sinistra il Cristo, inginocchiato e con le mani giunte, è distolto dalla concentrazione della preghiera dal sopraggiungere dell’angelo, recante tra le mani i simboli della passione; nell’angolo inferiore destro gli apostoli Pietro, Giacomo e Giovanni dormono fra le rocce.
Dell’edicola situata sul versante esterno (nella foto 2), che conteneva un affresco raffigurante la Sacra Famiglia, non è rimasto praticamente nulla, se non la cornice ed il baldacchino ligneo.
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