Via del Moro collega piazza di S.Apollonia a piazza Trilussa e prende il nome dall’antico Caffè del Moro, ancora oggi in attività, situato ad angolo con via della Pelliccia e risalente alla fine dell’Ottocento (secondo alcuni documenti l’apertura risalirebbe al 1873).
Particolarmente interessante è l’insegna (nella foto 1) posta sopra il locale, realizzata in ferro lavorato a mano e dipinta con vernice a smalto (la seconda più antica di Roma dopo quella del Caffè Greco), sulla quale vengono raffigurati due bersaglieri ed un marinaio intenti ad offrire un bicchierino di liquore (la marca è ben leggibile nella parte inferiore) a tre giovani abissine (si noti che anche una di esse viene raffigurata con un bicchiere ed una bottiglia di liquore in mano), risalente alla fine dell’Ottocento e con riferimento alla guerra di Abissinia (1896). Via del Moro, un tempo vicolo, ci offre una caratteristica quanto inusuale varietà di stili nei suoi palazzetti e portoni: il rinascimentale è presente ai civici 45-46 con finestra su mensola con inferriata, al civico 58 con il portone in peperino con leone rampante, al civico 54 con la Casa di Giacomo Caracci. Il barocco lo troviamo invece al civico 27 nell’edificio con mensole e cornici ed al civico 48, nell’edificio a due piani ad angolo con vicolo de’ Renzi, con le finestre del primo piano decorate con testa di leone dalla cui bocca si diparte un festone, mentre quelle del secondo piano presentano una conchiglia fra volute; nella parte superiore della parete ad angolo vi sono due leoni che si affrontano ai lati di un monte a tre cime.
Il Medioevo è ben visibile nella casa-torre al civico 50 (nella foto 2) di proprietà di Francesco Frascari Diotallevi, come ancora si può leggere nella targa marmorea posta sopra il caratteristico portoncino arcuato al quale si accede tramite due piccoli gradini marmorei. Molto caratteristica la decorazione graffita a punta di diamante all’altezza del civico 62 con girali, mostri affiancanti uno stemma consistente in una spada entro un clipeo. All’altezza del civico 63 invece possiamo notare una tabella della tragica alluvione del 28 dicembre 1870. Degno di nota l’edificio al civico 22 dove nella seconda metà dell’Ottocento il prof. Francesco Sabatini (colui che, insieme a Gigi Zanazzo, ridiede vita nel 1887 al periodico “Rugantino“) fondò l’Istituto Romano per l’Istruzione Popolare. Al civico 33 è situato palazzo Ruggeri (nella foto in alto sotto il titolo), all’origine del quale vi era una piccola casa di proprietà di Scipione Perotti, circondata da un terreno non edificato ed attigua ad un altro terreno di proprietà di Antonia Aversa, moglie di Silvio Ruggeri. Questi, nel 1541, acquistò casa e terreno dal Perotti per costruirvi una sorta di “isola” di famiglia. Nel 1583 suo figlio Pompeo acquistò da Lucrezia Rocca altre case adiacenti e lasciò tutti gli immobili ed il terreno ai figli con la clausola che, in caso di estinzione della famiglia, la proprietà fosse andata alla Compagnia del Salvatore. E fu così che, morti i figli di Pompeo e non essendovi eredi, il tutto andò all’Ospedale del Salvatore ed alla Confraternita degli Orfanelli, che fecero ristrutturare le case, unificandole in un solo complesso. Il palazzo si presenta con un grande portale ad arco bugnato, affiancato ai lati dalle finestre incorniciate del piano ammezzato, mentre sopra la cornice marcapiano, che corre lungo tutto il fronte, si apre una lunga fila di finestre a cornice semplice. Via del Moro assunse particolare notorietà all’inizio del Novecento per essere l’ambientazione (anche se con la denominazione di vicolo) del dramma di Americo Giuliani, “Er fattaccio“: questi vendette nel 1911 l’esclusiva del monologo al celebre macchiettista romano, nonché cantante e fantasista d’avanspettacolo, Alfredo Bambi, il quale ne fece il suo “cavallo di battaglia”, onnipresente in tutte le sue rappresentazioni teatrali.