La Casina dei Vallati, situata in Via del Portico d’Ottavia, è un edificio costituito da due palazzetti di epoche storiche diverse di proprietà dei Vallati, un’antica famiglia romana che tra il XIII ed il XIV secolo possedeva numerosi edifici in questa zona. L’edificio fu riportato alla luce nel corso delle demolizioni effettuate negli anni 1929-1932 per liberare l’area del vicino Teatro di Marcello dalle case che vi si erano addossate: infatti, durante l’abbattimento dell’ampio isolato di cui la Casina faceva parte, furono individuate costruzioni di epoca medioevale, delle quali si decise la conservazione ed il successivo restauro effettuato su progetto di Paolo Fidenzoni, direttore dei lavori di recupero del Teatro di Marcello.
Oggi il complesso edilizio presenta caratteri sia rinascimentali sia medievali: l’edificio al civico 29 di Via del Portico d’Ottavia (nella foto in alto sotto il titolo), rivolto verso il Teatro di Marcello, appartiene al XIII secolo, evidenziato dagli elementi caratteristici dell’edilizia del periodo come il loggiato al primo piano, il porticato al piano terreno, le strutture murarie con paramenti in tufelli o laterizio, le finestre con cornici in marmo e bifore in peperino. Nel 1933 l’edificio fu destinato a sede degli Uffici della Ripartizione Antichità e Belle Arti del Comune di Roma, oggi Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali, ma dal 16 ottobre 2015 (ovvero 72 anni dopo la deportazione degli ebrei di Roma da parte dei nazifascisti avvenuta il 16 ottobre 1943) la Casina dei Vallati è la sede espositiva della Fondazione Museo della Shoah che si propone di mantenere viva e presente la memoria dello sterminio programmato di 6 milioni di ebrei con mostre, manifestazioni e convegni.

L’edificio situato al civico 28 di Largo 16 Ottobre 1943 (nella foto 1), che prospetta sul Portico d’Ottavia, risale invece al XVI secolo e presenta due finestre con bellissime mostre in travertino appartenute però a finestre recuperate da un altro palazzo demolito che era situato in quest’area. Sulla facciata che prospetta su Via del Portico d’Ottavia, sotto la bifora con gli archi poggianti su una colonna, si trova anche la targa che ricorda la deportazione degli ebrei del 1943.

Pregevole il portale cinquecentesco originario in marmo (nella foto 2) sul quale è situato lo stemma, parzialmente usurato, della famiglia Vallati (una palma sorretta da due leoni) e, sull’architrave, il motto della famiglia, ID VELIS QUOD POSSIS, ovvero “Desidera quello che è possibile”, tratto da una commedia di Publio Terenzio Afro, l’Andria.