Tempietto del Carmelo

tempietto del carmelo

La graziosa costruzione che possiamo ammirare nella foto sopra è il Tempietto del Carmelo, innalzato nel 1759 da una famiglia di droghieri a protezione di un’immagine dedicata a S.Maria del Carmine, o del Monte Libano, precedentemente situata all’interno di una nicchia della Casa di Lorenzo Manilio, dove tuttora la costruzione si appoggia. Il tempietto è costituito da sei colonne doricheggianti e da due semicolonne, racchiuse da una cancellata, che sorreggono una cupoletta. Nonostante il piccolo edificio fosse stato restaurato negli anni 1825, 1865 e 1892, nell’immediato dopoguerra si presentava in un tale stato di degrado e di abbandono che pochi sapevano si trattasse di un tempietto: dinanzi a questi fatti è naturale che nessuno protestò quando il suo spazio ristretto fu occupato da una coppia di ciabattini che qui fissarono la loro attività, chiudendo dall’esterno la cancellata con lastroni di lamiera ondulata ed all’interno tirando su pareti in muratura fin quasi al soffitto. Qualche anno dopo la bottega si trasferì in un’altra sede ed il Tempietto fu chiuso a chiave: quando, in seguito all’ennesimo crollo delle lastre di piombo del tetto, la Soprintendenza per i Beni Architettonici e Paesaggistici di Roma decise il restauro dell’edificio, ci vollero ben 4 anni affinché l’architetto incaricato dei lavori, la dott.ssa Arianna Cajano, riuscisse a rintracciarne le chiavi. Il Tempietto del Carmelo fu trovato naturalmente in condizioni pietose: l’acqua piovana aveva ammuffito gli stucchi e nelle pareti aveva addirittura affondato le radici una pianta di fico. I lavori iniziarono nel 2004 e si conclusero nel 2005 con una spesa di 97.000 euro: oggi possiamo ammirare le colonne di travertino nel loro caldo biancore originale, la settecentesca cancellata in ferro battuto nella sua bellezza di un tempo, sul soffitto nuovamente gli stucchi e le nuvole che circondano una “Colomba dello Spirito Santo” ed il pavimento in marmo di Carrara e bardiglio, sulla base dei resti di quello originale. Purtroppo nulla è rimasto della Sacra Immagine e dell’altare sulla quale era posta, né si sa quando entrambi siano scomparsi; sul fregio possiamo ancora ammirare l’antica iscrizione “GLORIA LIBANI DATA EST EI DECOR CARMELI ET SARON“. Come in altri luoghi religiosi della zona (S.Angelo in Pescheria o S.Maria del Pianto) anche in questo edificio, o meglio, dato il suo esiguo spazio interno, nel suo spazio antistante, si tenevano le note prediche fatte prevalentemente dai padri gesuiti allo scopo di convertire “li giudei“.