Lungo Via del Portico di Ottavia, nel cuore del vecchio Ghetto, ai numeri civici 1 e 2, si trova la facciata dell’edificio (nella foto sopra) che tale Lorenzo Manilio si fece costruire nel 1468 per sé e per la sua famiglia, arricchendola con un’elegante decorazione classica, ad imitazione degli splendori dell’antica Roma. La casa è costituita da tre diversi fabbricati riuniti dal grande fascione in marmo che così recita: “URBE ROMA IN PRISTINAM FORMA(M R)ENASCENTE LAUR MANLIUS KARITATE ERGA PATRI(AM) (A)EDIS SUO NOMINE MANLIANAS PRO FORT(UN)AR(UM) MEDIOCRITATE AD FOR(UM) IUDEOR(UM) SIBI POSTERISQ(UE) SUIS A FUND(AMENTIS) P(OSUIT) AB URB(E) CON(DITA) MMCCXXI L AN(NO) M(ENSE) III D(IE) II P(OSUIT) XI CAL(ENDAS) AUG(USTAS)”, ovvero “Mentre Roma rinasce all’antico splendore, Lorenzo Manilio, in segno di amore verso la sua città, costruì dalle fondamenta sulla Piazza Giudea, in proporzione con le sue modeste possibilità, questa casa che dal suo cognome prende l’appellativo di Manliana, per sé e per i suoi discendenti, nell’anno 2221 dalla fondazione di Roma, all’età di 50 anni, 3 mesi e 2 giorni; fondò la casa il giorno undicesimo prima delle calende di agosto”. La data dell’edificio, anno 2221, è calcolata dall’anno della fondazione di Roma (753 a.C.), che corrisponde all’anno 1468. La passione per la romanità non finisce qui: sulle architravi delle porte si legge il nome del fondatore ripetuto quattro volte, tre in latino ed una in greco, mentre sulle finestre è inciso il motto “AVE ROMA“.
Inoltre il basamento dell’edificio è cosparso di reperti archeologici: una stele funeraria (nella foto 1), probabilmente proveniente dalla Via Appia, che raffigura tre adulti ed un bambino con un giocattolo tra le braccia e che potrebbe essere l’Hilario pianto dai genitori Publio e Curiatia descritto nella lapide sovrastante: “P(UBLIUS) CLODIUS A(ULI) ET CLODIAE L(IBERTUS) BROMIUS EBORARIUS CURIATIA AMMIA CONCUBINA MEI AMANTISSIMA HILARIO P(UBLI) ET CURIATIAE DELICIAE P(UBLIUS) CLODIUS P(UBLI) ET CURIATIAE L(IBERTUS) RUFIO P(UBLIUS) CLODIUS P(UBLI) ET CURIATIAE L(IBERTUS) ANTEROS P(UBLI) CLODI P(UBLI) L(IBERTI) HERACLIDAE SUAVIS CRIATIAE L(IBERTI)”, ovvero “Publio Clodio Bromio, liberto di Aulo e Clodia, lavoratore d’avorio, (e) Curiatia Ammia, mia amatissima concubina, ad Hilario, gioia di Publio e Curiatia. Publio Clodio Rufio, liberto di Publio e Curiatia, Publio Clodio Anteros, liberto di Publio e Curiatia, Publio Clodio Eraclida, liberto di Publio e Suavis, liberto di Curiatia”.
Sulla facciata della Casa di Lorenzo Manilio possiamo notare anche una stele in lingua greca con la raffigurazione di una cerva con il suo cerbiatto ed un frammento di un sarcofago romano (nella foto 2) raffigurante un leone che sbrana un’antilope.