Gianicolo

gianicolo

L’occupazione del Gianicolo, che la tradizione attribuisce al Re Anco Marcio, era indispensabile alla difesa della città: il colle costituiva la naturale testa di ponte sulla riva destra del Tevere, di fronte al ponte Sublicio. Questo carattere risulta dall’uso, certamente assai antico, di alzare sul colle una bandiera come segnale di sicurezza quando si svolgevano i comizi nel Campo Marzio, fuori dalle mura. Sul Gianicolo vennero sepolti noti personaggi: oltre al mitico Re Numa, ricordiamo i poeti Ennio e Cecilio Stazio. Il colle fu sacro a Giano (donde il nome) che vi aveva istituito la sua città e vi aveva dedicati tanti altari quanti erano i mesi dell’anno. Giano, il dio bifronte, regnava, secondo la religione romana, su ogni luogo di passaggio (Giano deriva dal latino “ianus“, cioè “porta”, “uscio”) e, visto che il Gianicolo fungeva simbolicamente da porta della città verso l’esterno, la sua ubicazione in questo luogo è alquanto logica. Sotto il Gianicolo, secondo leggende medioevali, vi era una porta di metallo che si apriva da sola allorché una provincia romana si ribellava. Appena i romani si accorgevano che la porta era aperta, correvano al Pantheon dove erano collocate tutte le statue che rappresentavano le province: quella che vedevano voltata di spalle, indicava quale era la provincia ribelle e, di conseguenza, sapevano dove inviare le loro legioni per domare la rivolta. Il Gianicolo fu anche chiamato “Montorio” (ovvero “Monte d’Oro”) a causa della rena gialla o “mica aurea” di cui è composto. Fu anche teatro degli eroici eventi che si svolsero nel 1849, quando l’esercito francese attaccò la città. I repubblicani di Garibaldi resistettero per settimane alle truppe francesi di gran lunga superiori, finché non furono sopraffatti: a ricordo di ciò, in Piazzale Giuseppe Garibaldi sorge la grande statua equestre di Garibaldi (nella foto in alto), opera di Emilio Gallori ed inaugurata il 20 settembre 1895, in occasione del 25° anniversario della Breccia di Porta Pia. Alla base della statua vi è scritta la celebre frase “O Roma o morte”. Intorno al piedistallo vi sono quattro statue minori in bronzo con scene di battaglia e figure allegoriche.

monumento ad anita garibaldi al gianicolo
1 Monumento ad Anita Garibaldi

Poco distante, in Piazzale Anita Garibaldi, sorge la statua dell’eroica compagna dell’eroe dei due mondi (nella foto 1), ritratta in un movimentato e bel monumento equestre di Mario Rutelli, eretto nel 1932: all’interno della base sono deposte le ceneri di Anita, traslate da Nizza nello stesso anno.
Secondo un’antica tradizione, il mezzogiorno viene annunciato a Roma da un colpo di cannone sparato dalla terrazza del Gianicolo. La tradizione risale all’epoca di Pio IX, esattamente al 1° dicembre 1847, quando fu istituito il colpo di cannone tirato da Castel S.Angelo per “ovviare al disordine che può non di rado arrecare il diverso andamento di tanti orologi in questa Capitale“, come risulta dal “Diario di Roma” del 30 novembre 1847. Lo sparo dava l’inizio al suono delle campane delle chiese romane. Dal 1° agosto 1903 il cannone sparò da Monte Mario, dal luogo dove oggi è l’Hotel Cavalieri Hilton e dal 24 gennaio 1904 dal Gianicolo. Oggi l’esattezza è determinata da un sistema di collegamenti telefonici ed ottici tra il Campidoglio ed il Gianicolo. Un tempo il collegamento era con l’Osservatorio astronomico del palazzo del Collegio Romano, che a sua volta dava il segnale alla “palla” della chiesa di S.Ignazio.

cannone del gianicolo
2 Lo sparo del cannone

Il cannone  attualmente in servizio al Gianicolo (nella foto 2 subito dopo lo sparo) è un obice a fusto mobile della Prima Guerra Mondiale: il “botto” è ottenuto mediante un cartoccio a salve. Vogliamo cogliere l’occasione per ricordare il grande attore Checco Durante con una sua poesia in dialetto romanesco che così recita: “St’usanza che pareva bella e morta / è tornata de moda ‘n’artra vorta. / Mo’ mezzogiorno a tutte le perzone / j’ariviè segnalato dar cannone. / Quanno lo sento penzo co’ la mente / na prejera che viene su dar core / e mormoro: Signore! / Fa ch’er cannone serva solamente / pe’ dì all’umanità / che sta arrivanno l’ora de magnà“. La traduzione è questa: “Questa usanza che sembrava bella e morta / è tornata di moda un’altra volta. / Adesso mezzogiorno a tutte le persone / riviene loro segnalato dal cannone. / Quando lo sento penso con la mente / una preghiera che viene su dal cuore / e mormoro: Signore! / Fai che il cannone serva solamente / per dire all’umanità / che sta arrivando l’ora di “mangià”.