Il Campidoglio è uno dei mitici sette Colli di Roma, ovvero le alture dove fu costruita la città antica, insieme a Quirinale, Viminale, Palatino, Aventino, Celio ed Esquilino. Gli edifici religiosi più significativi dell’età regia e dei primissimi anni della repubblica si concentrarono sul Campidoglio. A condizionare questa scelta contribuì certamente la conformazione del colle, limitato su ogni lato da rupi inaccessibili, tranne che verso il Quirinale, al quale era unito da una sella prima che questa fosse tagliata per la costruzione del Foro di Traiano. Il Campidoglio è caratterizzato da due cime (il Capitolium e l’Arx) separate da una depressione (l’Asylum): la depressione corrisponde all’attuale piazza del Campidoglio, a sinistra e a destra della quale le due scalinate del Vignola portano, rispettivamente, alla chiesa di S.Maria in Aracoeli (Arx) ed al Tempio di Giove (Capitolium). L’accesso al colle avveniva attraverso un’unica strada, il “Clivus Capitolinus” (in parte corrispondente all’attuale via del Campidoglio), che partiva dal Foro Romano come continuazione della “Via Sacra” ed arrivava all’Area Capitolina, dinanzi al Tempio di Giove. Gli altri accessi erano costituiti da due scalinate: le “Scalae Gemoniae” che salivano all’Arx (probabilmente corrispondente all’attuale scalinata posta vicino al Carcere Mamertino e che oggi conduce al Campidoglio) ed i “Centum Gradus” (i cento gradini), situati sul versante opposto e che dall’altezza del Teatro di Marcello conducevano al Capitolium. La tradizione narrava che un centro abitato, forse il più antico sorto nell’area della futura Roma, sarebbe stato fondato da Saturno sopra il colle: l’antichità del villaggio è provata dalla ceramica dell’età del Bronzo (XIV-XIII secolo a.C.) scoperta proprio ai piedi del Campidoglio. Le leggende tramandano il ricordo di fondazioni antichissime e di lotte feroci tra sabini (insediati sul Quirinale) e romani (che invece abitavano il Palatino) per assicurarsi il controllo del colle capitolino, che culmineranno nel celebre episodio del tradimento di Tarpea, la figlia del comandante della guarnigione del Campidoglio, che avrebbe aperto le porte agli invasori sabini in cambio di “bracciali”.
Questi, per tutto compenso, l’avrebbero uccisa, seppellendola sotto gli scudi. Tarpea, in origine, era la divinità tutelare del colle (“mons tarpeius” è il nome di una delle due cime del Campidoglio) ed il nome di Rupe Tarpea (nella foto 1) fu sempre attribuito al precipizio meridionale del colle: da qui, in ricordo del misfatto di Tarpea, venivano gettati i rei di tradimento e di altri gravi delitti contro lo Stato. La statua della divinità, sorgente da una catasta di armi, a mo’ di trofeo, deve essere all’origine della leggenda. Secondo i “Mirabilia Urbis Romae“, racconti medioevali tra fantasia e verità, si dice che sul colle sorgesse un’altissima torre che emanava luccichii d’oro di giorno e balenii di lampada ardente di notte, per additare ai nocchieri del mar Tirreno che lì era Roma. Sul colle furono costruiti diversi santuari e templi, ma il più grande fu quello dedicato alla Triade Capitolina: Giove Ottimo Massimo, Giunone e Minerva. L’incendio dell’83 a.C. devastò il Campidoglio e distrusse il Tempio: in conseguenza di ciò il colle fu sottoposto ad importanti lavori di ricostruzione, in occasione dei quali venne edificato il Tabularium. Altri incendi lo devastarono: nel 69 d.C. durante la battaglia tra i partigiani di Vespasiano ed i sostenitori di Vitellio e nell’80 d.C. Toccò a Domiziano, divenuto imperatore nell’81, l’onore della ricostruzione. Il colle fu progressivamente abbandonato alla fine del mondo antico tanto da essere denominato Monte Caprino perché ridotto a pascolo per le capre o Colle di Fabatosta perché nel mercato che vi si svolgeva si vendevano le fave, secche o fresche che fossero, un cibo povero per una popolazione povera. La ripresa avvenne all’inizio dell’età moderna fino alla definitiva rinascita nel XVI secolo con la sistemazione michelangiolesca.
Nella sezione Roma nell’Arte vedi:
Campidoglio di G.B.Falda
Campidoglio di G.B.Piranesi
Campidoglio di L.Rossini