Il toponimo di via Merulana deriva dai cosiddetti “prata” o “campus Meruli“, un possedimento della famiglia Merula (o Meruli o Merli) che occupava tutta la zona tra il Laterano e S.Maria Maggiore. Il tracciato primitivo della via era ben diverso da quello attuale, in quanto partiva in prossimità dell’incrocio tra le odierne vie Labicana e Merulana, tagliava quest’ultima per dirigersi quasi verticalmente verso la zona oggi occupata da piazza Vittorio Emanuele II, sfiorando piazza Dante ad ovest e congiungendosi con la via che usciva dalla “porta Esquilina“, ossia l’antica “via Labicana“.
L’attuale via Merulana invece fu aperta da Gregorio XIII (1572-85) e completata da Sisto V (1585-90) per collegare le due basiliche di S.Maria Maggiore e di S.Giovanni in Laterano: iniziando il nostro percorso proprio da quest’ultima, sulla destra troviamo la chiesa di S.Antonio da Padova (nella foto 1). L’architettura della chiesa è alquanto eclettica, unendo motivi quattrocenteschi e cinquecenteschi, con un campanile a cella ottagona con cuspide a maioliche dorate. Una doppia scalinata, anticipata da una cancellata in ferro battuto, conduce al monumentale portico sostenuto da pilastri con semicolonne, sopra le quali corre un fregio con triglifi e metope ornate con i simboli dell’ordine francescano. Al di sopra del porticato svetta una parete in laterizio divisa in due ordini: quello inferiore presenta cinque grandi finestre ad arco con vetrate policrome, quello superiore, invece, più stretto, presenta un oculo centrale, affiancato da due finestre ad arco, ed è concluso da un timpano con croce in marmo.
Sotto il portico, dove è situata la statua di “S.Antonio con il Bambino Gesù in braccio” (nella foto 2), si aprono tre porte di accesso alla chiesa, due laterali con timpano ed una centrale, bellissima, affiancata da lesene ornate da elementi vegetali e con capitelli a mensola: sopra un arco a tutto sesto, ornato da acroteri con palmette e rosette, è situata, all’interno della lunetta, la raffigurazione di S.Antonio in una gloria di angeli. L’interno è a tre navate, divise da colonne di granito rosa: quella centrale è più alta perché sopra è posto il matroneo, mentre in quelle laterali si aprono piccole cappelle rettangolari. In fondo alle navate si aprono le cappelle dedicate a S.Antonio, a destra, ed al Ss.Sacramento, a sinistra, quest’ultima fiancheggiata da due angeli che sostengono candelieri. Tutto l’insieme costituisce un eloquente esempio delle tendenze dell’arte sacra a Roma alla fine dell’Ottocento. La chiesa fu costruita, insieme all’annesso convento, per l’Ordine dei Frati Minori, sull’area precedentemente occupata dalla Villa Giustiniani Massimo, a seguito dell’espulsione dei frati dalla loro storica sede dell’Aracoeli per consentire la costruzione del monumento a Vittorio Emanuele II. Il progetto del complesso religioso di via Merulana fu affidato all’architetto Luca Carimini, che lo realizzò tra il 1884 ed il 1887, anche se poi le modifiche effettuate ai lati dell’edificio conferirono un rilievo minore a tutto il complesso rispetto a quello elaborato dal Carimini: per le aumentate esigenze dell’Ordine, infatti, tra il 1930 ed il 1955 la costruzione aumentò notevolmente, prima con tre ali nell’area del giardino verso viale Manzoni ad opera dell’ingegnere Enrico Campa, come sede del Pontificio Ateneo Antoniniano, ed in seguito con l’aula magna, la biblioteca e le nuove aule, su progetto di Mario Paniconi e Giulio Pediconi.
Proseguiamo il nostro cammino ed arriviamo così all’angolo con via Labicana: qui è situata una delle più antiche chiese di Roma, Ss.Marcellino e Pietro al Laterano (nella foto 3), ricordata come “titulus” sin dall’età costantiniana. La prima chiesa fu costruita sotto papa Silvestro I (314-35), ma poi subì numerose modifiche e rifacimenti, come l’annessione di un ospedale per pellegrini, trasferito poi nel XV secolo nel vicino Ospedale del Salvatore. La chiesa fu ricostruita integralmente sotto Benedetto XIV nel 1751 da Girolamo Theodoli, fino alle sistemazioni urbanistiche successive al 1870 che infossarono l’edificio rispetto alla sede stradale della via. L’architettura della chiesa è notevole, costituita da un cubo basamentale, con grandi lesene ioniche, timpano triangolare ed una cupola a gradoni di chiara ispirazione borrominiana.
Lo stemma (nella foto 4) e l’iscrizione che corre sulla facciata ricordano la ricostruzione effettuata nel 1751 da Papa Benedetto XIV. L’interno è a croce greca e sul pilastro a destra dell’ingresso un’epigrafe duecentesca ricorda come nel 1256 papa Alessandro IV avesse fatto restaurare la chiesa e trasferire qui le reliquie dei due santi, Marcellino prete e Pietro esorcista, martiri sotto Diocleziano, dalla omonima chiesa situata sull’antica “via Labicana” (oggi via Casilina), sorta sulle catacombe dove i due santi furono sepolti. Sull’altare maggiore vi è un dipinto di Gaetano Lapis con la scena del “Martirio dei due Santi”, mentre l’altare di destra conserva una “Messa di S.Gregorio” di Filippo Evangelisti.
All’incrocio della via con via di S.Vito è situata un’altra chiesa, S.Alfonso all’Esquilino (nella foto 5), il fondatore dell’Ordine dei Redentoristi. Eretta nel 1859 da George Wigley in forma neogotica e ristrutturata con ampie modifiche nel 1900 da Maximilian Schmalzl, la chiesa è racchiusa all’interno di una recinzione che si apre con un cancello principale in ferro battuto sostenuto da pilastri in travertino, e due ingressi minori ai lati. La facciata, preceduta da una ripida scalinata, è in laterizio, ad eccezione dei tre portali, che si aprono in avancorpo, che sono in travertino. Il corpo centrale, nella parte superiore, è affiancato da due lesene dalle quali parte il grande arco a sesto acuto, inquadrato da un tetto a capanna e con un grande rosone al centro, chiuso da una bella vetrata policroma. I tre portali in travertino presentano ognuno un bassorilievo: quello centrale raffigura la “Madonna del Perpetuo Soccorso”, con ricco contorno di angeli, mentre quelli laterali “S.Alfonso de’ Liguori” a sinistra e “S.Clemente Hofbauer” (dell’Ordine dei Redentoristi) a destra. Sulla cuspide del portale centrale è situata una statua del Redentore. L’interno, a tre navate, è riccamente decorato con marmi e mosaici: sull’altare maggiore si trova la venerata immagine della “Madonna del Perpetuo Soccorso”, tavola di scuola cretese del XIV secolo.