Porta Tiburtina (nella foto sopra il lato esterno) era in origine solo un arco monumentale, costruito in età augustea (5 a.C.) per permettere il passaggio degli spechi delle Aquae Marcia, Iulia e Tepula al di sopra della “via Tiburtina” (da “Tibur“, l’attuale Tivoli, alla quale conduceva e conduce tuttora), una strada molto importante soprattutto in età repubblicana ed imperiale per il traffico delle derrate agricole ed il trasporto del travertino dalle cave. Soltanto in seguito l’arco fu inserito da Aureliano nella cinta delle Mura Aureliane, costituendo la parte interna di “Porta Tiburtina” (nella foto 1 il lato interno).
Porta Tiburtina presenta ancora entrambi gli aspetti del suo passato: l’antica ed originaria architettura romana dell’età repubblicana e la successiva medioevale, con i merli, le torri ed i resti della camera di manovra. Ad un livello più basso dell’attuale sorge l’arco augusteo (nella foto 2), in travertino, perfettamente conservato con i suoi pilastri tuscanici e le chiavi di volta ornate, su entrambe le facciate, di bucrani (teste di toro), per i quali alla porta fu attribuito, nel Medioevo, il soprannome di “porta Taurina”. L’attico, a due piani, è attraversato dagli spechi degli acquedotti (le aperture dei quali sono ben visibili sui lati, come possiamo notare nella foto 3) e sul quale vi sono incise tre iscrizioni (nella foto 4); in alto (sul condotto dell’Aqua Iulia) quella di Augusto con la data del 5 a.C.: “IMP(erator) CAESAR DIVI IULI F(ilius) AUGUSTUS PONTIFEX MAXIMUS CO(n)S(ul) XII TRIBUNIC(ia) POTESTAT(e) XIX IMP(erator) XIIII RIVOS AQUARUM OMNIUM REFECIT“, ossia: “L’Imperatore Cesare Augusto, figlio del divino Giulio, pontefice massimo, console per la 12ª volta, con il potere tribunizio per la 19ª volta, imperatore per la 14ª volta, rifece le condutture di tutti gli acquedotti”. Al centro (sul canale dell’Aqua Tepula) quella di Caracalla del 212 d.C.: “IMP(erator) CAES(ar) M(arcus) AURELLIUS ANTONINUS PIUS FELIX AUG(ustus) PARTH(icus) MAXIM(us) BRIT(annicus) MAXIMUS PONTIFEX MAXIMUS AQUAM MARCIAM VARIIS KASIBUS IMPEDITAM PURGATO FONTE EXCISIS ET PERFORATIS MONTIBUS RESTITUTA FORMA ADQUISITO ETIAM FONTE NOVO ANTONINIANO IN SACRAM URBEM SUAM PERDUCENDAM CURAVIT“, ossia: “L’imperatore Cesare Marco Aurelio Antonino Pio Felice Augusto, Partico Massimo, Britannico Massimo, pontefice massimo, condusse nella sua sacra città l’acquedotto Marcio, bloccato da diversi incidenti, dopo aver ripulito la sorgente, tagliato e perforato le montagne, restaurato il tracciato e dopo aver anche messo a disposizione la nuova sorgente Antoniniana”, in riferimento al nuovo ramo dell’Acqua Marcia che l’imperatore destinò per approvvigionare le Terme di Caracalla.
In basso (sul condotto dell’Aqua Marcia) quella di Tito del 79 d.C.: “IMP(erator) TITUS CAESAR DIVI F(ilius) VESPASIANUS AUG(ustus) PONTIF(ex) MAX(imus) TRIBUNICIAE POTESTAT(is) IX IMP(erator) XV CENS(or) CO(n)S(ul) VII DESIG(natus) IIX P(ater) P(atriae) RIVOM AQUAE MARCIAE VETUSTATE DILAPSUM REFECIT ET AQUAM QUAE IN USU ESSE DESIERAT REDUXIT“, ossia: “L’imperatore Tito Cesare Vespasiano Augusto, figlio dell’imperatore divinizzato, pontefice massimo, con il potere tribunizio per la 9ª volta, imperatore per la 15ª volta, censore, console per la 7ª volta, designato per l’8ª volta, padre della patria, rifece le condutture dell’acquedotto Marcio distrutte dal tempo e ricondusse l’acqua che aveva cessato di essere in uso”.
Altri restauri furono eseguiti da Adriano, Settimio Severo, Diocleziano e, nel 405 d.C., da Onorio, in occasione del quale furono erette le due controporte in travertino che conferirono alla porta l’aspetto caratteristico che ancora oggi possiamo ammirare, anche se la controporta occidentale fu poi demolita alla metà dell’Ottocento.
Nel 1586 il cardinale Alessandro Farnese rafforzò e squadrò le due torri, inizialmente tondeggianti: il suo stemma è tuttora ben visibile sulla torre di sinistra, lato esterno, accanto a quello del cardinale Gian Pietro Carafa, futuro papa Paolo IV, anch’egli autore di un restauro pochi anni prima. In epoca medioevale la porta fu detta anche “Porta S.Lorenzo” per l’usanza di denominare le porte dalla basilica alla quale conducevano (in questo caso la porta conduceva alla basilica di S.Lorenzo fuori le mura): l’appellativo è sopravvissuto dando il nome alla via ed all’attuale attraversamento ricavato nelle Mura Aureliane.
> Vedi Cartoline di Roma