Via dei Pettinari (nella foto sopra) ricalca il tracciato di un antichissimo percorso che partendo dall’antico “pons Aurelius” si dirigeva verso il Teatro di Pompeo. Nel XVI secolo la via era denominata “via della Trinità” in funzione del fatto che conduceva alla chiesa della Ss.Trinità dei Pellegrini; soltanto successivamente la via assunse il nome attuale di via dei Pettinari, ovvero quando la zona denominata “in unda” o “de unda“, perché soggetta alle continue inondazioni del Tevere, fu occupata dalle botteghe dei “pettinari”, di coloro cioè che facevano o vendevano pettini di avorio o ebano per capelli o di legno per pettinare, durante la lavorazione, i lini e le sete.
Oggi il termine “unda” sopravvive soltanto nella chiesa che qui sorge, S.Salvatore in Onda (nella foto 1), molto antica ma di incerta data di fondazione. I primi documenti ufficiali risalgono al XII secolo, più precisamente ad una bolla papale di Onorio II del 1127, ma l’edificio dovrebbe risalire almeno al secolo precedente. I continui straripamenti del vicino Tevere imposero numerosi lavori di consolidamento e di restauro che finirono per stravolgere completamente l’impianto originario. Un restauro avvenne nel 1260 ad opera della famiglia Cesarini; nel 1445 la chiesa fu concessa da papa Eugenio IV ai Frati Minori Conventuali. Il restauro del 1684 vide addirittura le navate laterali della chiesa trasformate in negozi e botteghe di artigiani, mentre nel restauro avvenuto nel Settecento si ebbe l’innalzamento del pavimento, con l’evidente intento di preservarla dalle continue inondazioni. Il 14 agosto 1844 papa Gregorio XVI concesse la chiesa e casa conventuale annessa a Vincenzo Pallotti per la comunità da lui fondata, la Congregazione e la Società dell’Apostolato Cattolico: in questa occasione la chiesa fu soggetta ad ulteriori rifacimenti ad opera dell’architetto Luca Carimini, che ebbe anche il merito di riportare alla luce le colonne con capitelli della struttura originaria. La facciata ottocentesca si presenta semplice e lineare, con due paraste che inquadrano il portale centrale architravato su mensole, sopra il quale vi è un tondo raffigurante lo stemma pontificio di papa Giovanni Paolo II ed un grande finestrone semicircolare, sotto il quale vi è la scritta “CHRISTO SALVATORI“; un timpano triangolare, sormontato dalla croce, conclude la facciata.
L’interno (nella foto 2) è a tre navate divise da due file di 6 colonne antiche in marmi diversi: quattro di granito, tre di marmo bianco, due di bigio lumachellato, una di cipollino, una di greco fasciato ed una di pavonazzetto. Nell’abside è situata, all’interno di un’edicola con due colonne corinzie, un’icona di una “Madonna con Bambino”, mentre sull’altare maggiore si trova l’urna funeraria con le reliquie di Vincenzo Pallotti, esposte all’interno di una teca in vetro e sotto un baldacchino costituito da quattro colonne corinzie in marmo rosso e bianco. La chiesa poggia sui resti di un edificio romano del II secolo d.C., come documenta la cripta situata sotto il presbiterio, alla quale si accede tramite una breve scala: l’ambiente, a pianta rettangolare, presenta due belle colonne romane scanalate, sormontate da capitelli ionici, che sorreggono delicate volte a crociera: da notare che anche l’altare poggia su un grande capitello corinzio.
All’altezza del civico 39, tra il primo ed il secondo piano dell’edificio, è situata una Madonnella (nella foto 3), costituita da un moderno altorilievo raffigurante una “Madonna con Bambino” seduta su un trono di nubi ed inserito all’interno di un ovale in stucco contornato da una grande raggiera solare. La Madonnella è protetta da un baldacchino a 13 spicchi e culminante in una stella a 8 punte: davanti è posta una lanterna a braccio con girali in ferro battuto.
Tra i civici 81-87 si trova Palazzo Salomoni Alberteschi (nella foto 4), la struttura del quale risale al Quattrocento, quando aveva ridotte dimensioni ed apparteneva ai Paloni, nobile famiglia romana, che nel Cinquecento vendette la proprietà ai Salomoni Alberteschi. Questi, presenti a Roma sin dal XII secolo con senatori e conservatori in Campidoglio, ampliarono l’edificio ristrutturandolo completamente. Il palazzo sviluppa su due piani, al primo con finestre architravate ed al secondo con ringhiera; a coronamento, un cornicione decorato con teste di leone e nodi di Salomone, elementi araldici dei Salomoni Alberteschi, accompagnati da stelle a otto punte.
Al pianterreno presenta due grandi portali ai civici 81 e 84, anch’essi decorati con teste di leone e nodi di Salomone che affiancano la scritta D(OMUS) SALOMONIA ALBERTISCORUM.