Via Monte de’ Cenci s’inerpica su una piccola altura artificiale costituita da una parte delle rovine del lato ricurvo del “Circo Flaminio“. La via, caratterizzata da un andamento a serpentina che ne rafforza l’assetto tipicamente medioevale, custodisce l’ingresso principale dell’imponente complesso edilizio sorto a residenza della famiglia Cenci, anche se da sempre la parte posteriore che si affaccia su piazza Cenci viene considerata più caratteristica ed importante, forse perché la leggenda vuole che vi abbia dimorato Beatrice Cenci.
La facciata su Via Monte de’ Cenci (nella foto 1) si presenta con due parti ben distinte: una, a destra con il civico 21, mostra sotto l’intonaco caduto una costruzione a tufelli di epoca medioevale, con l’alto portale incorniciato affiancato da un muro a scarpa, mentre in alto una finestrella incorniciata di marmo appare murata. L’altra porzione di edificio, quella a sinistra, è impostata su strutture del tardo Cinquecento: un bugnato liscio e regolare riveste il piano terra, sul quale si aprono due portali a sesto semicircolare incorniciati da bugne stellari, uno dei quali, quello al civico 20, è sormontato da un rilievo romano con testa di Medusa. In particolare vogliamo segnalare la struttura che sovrasta questo portale, che, nonostante i rifacimenti cinquecenteschi, va identificata con l’antica Torre dei Cenci, rammentata sin dal XIII secolo: il gioco delle finestre sovrapposte e la parte terminale, a grandi finestroni, sembrano proprio avallare questa ipotesi. La torre, risalente al 1252 con il nome di “Turris de Cintiis” (da un “Petrus Cinthii” proprietario della stessa), venne acquistata da Giacomo Cenci il 15 settembre 1370, come testimoniato da un atto dei notai Antonio di Lorenzo e Stefanelli de Scambiis. Il palazzo è fronteggiato dalla chiesa di S.Tommaso ai Cenci (nella foto in alto sotto il titolo), un tempo dipendente dalla chiesa di S.Lorenzo in Damaso, e denominata “in capite molarum” (ovvero “a capo delle mole”) per la sua vicinanza ai molini ancorati nel Tevere. La chiesa di S.Tommaso ai Cenci in origine era sede della “Romana Fraternitas“, la più importante fra le antiche associazioni romane, che aveva scopi assistenziali e funerari. Nel XIV secolo, quando la potente famiglia dei Cenci venne a stabilirsi in questo luogo, ne divenne la cappella gentilizia. La chiesa oggi è il risultato dei lavori fatti eseguire da Cristoforo Cenci nel 1555 e terminati dal figlio Francesco nel 1575.
La facciata semplice e lineare presenta due portali sormontati da due oculi che affiancano una cornice posta al centro della facciata su cui doveva originariamente esservi un affresco. Sotto i due oculi vi sono due portali, uno dei quali murato, incorniciati e con timpano triangolare: fra i due ingressi si trova un’ara funeraria d’età flavia dedicata, non a caso, ad un certo “M. Cincius Theophilus“, prelevata chissà da quale luogo e qui trasferita dai Cenci. Completa la facciata la seguente iscrizione: “FRANCISCUS CINCIUS CHRISTOPHORI FILIUS ET ECCLESIAE PATRONUS TEMPLUM HOC REBUS AD DIVINUM CULTUM ET ORNATUM NECESSARIIS AD PERPETUAM REI MEMORIAM EXORNARI AC PERFICI CURAVIT ANNO IUBILEI MDLXXV“. ovvero “Francesco Cenci, figlio di Cristoforo e patrono della chiesa, si curò di abbellire e di completare questo tempio con i beni per il culto divino e la decorazione con il necessario per la perpetua memoria nell’anno del Giubileo 1575”. L’interno si presenta a navata unica con due cappelle su un lato alle quali si contrappone sulla parete opposta una piccola nicchia. Nella piccola chiesetta sono presenti alcune opere del XVI e XVII secolo, tra le quali spiccano alcuni affreschi del Sermoneta, pseudonimo di Girolamo Siciolante. Degna di nota la presenza, sull’altare maggiore, di un tondo di murra turchina, una varietà di marmo molto rara tanto da essere l’unico pezzo presente a Roma.
Sulla facciata laterale della chiesa (nella foto 2), in quel breve tratto di strada che conduce a piazza delle Cinque Scòle, è situato un terzo portale incorniciato e con timpano triangolare (nella foto 3), sormontato da una croce e dalla seguente iscrizione sull’architrave: “ECCLESIA PAROCHIALIS DIVO THOMAE APOSTOLO DICATA IURE PATRONATUS FAMILIAE CHRISTOPHORI CINCII“. Oggi la chiesa appartiene alla Confraternita dei Vetturini, o Bottari come vengono chiamati a Roma, i quali ogni anno vi fanno celebrare una messa nel giorno del supplizio di Beatrice e Giacomo Cenci, ovvero l’11 settembre.