Piazza della Quercia (nella foto sopra) prende il nome dalla chiesa di S.Maria della Quercia che qui sorge. La piazza oggi costituisce un tutt’uno con l’adiacente Piazza Capodiferro, ma non fu sempre così: un intero isolato, situato tra Piazza della Quercia e Palazzo Spada, separava i due spazi prima della demolizione avvenuta nel 1940 in nome della teoria del “diradamento edilizio”. Questa, in fondo, voleva essere una via di compromesso con l’ideologia del “piccone risanatore” ed avrebbe dovuto servire a portare luce ed igiene in vecchi reticoli urbanistici nei quali si notava solamente la degradazione ma non si tenne invece conto del profondo significato che avevano determinati ambienti. L’ampliamento, voluto dal Governatore di Roma Ludovico Spada ed a tutto vantaggio di Palazzo Spada (edificio che già dal 1926 era di proprietà dello Stato), non giovò di certo alla piccola chiesa, relegandola in un angolo che ne riduce visivamente l’importanza, soprattutto al confronto del grande Palazzo Spada antistante. Fu proprio nel 1940 che, nello spazio creatosi dinanzi alla chiesa, fu piantato un “quercus ilex“, ovvero un leccio (ma da sempre ritenuta una quercia), a ribadire la denominazione della piazza e della chiesa. La chiesa anticamente era denominata “S.Nicolò de Curte” ma Papa Giulio II, nel 1507, concedendola alla colonia dei Viterbesi che abitavano in gran numero la zona, le diede il nome di S.Maria della Quercia, sia in onore del notissimo santuario di Viterbo, sia perché la quercia (ma sarebbe più corretto dire una rovere) era l’emblema della sua famiglia Della Rovere.
Nel 1532 la chiesa fu affidata da Clemente VII ad una delle corporazioni-confraternite più potenti della città, quella dei Macellai: nella foto 1 l’edificio della “Confraternita di S.Maria della Quercia dei Macellai di Roma” con ingresso al civico 27 della piazza.
Il palazzo, che sviluppa su tre piani oltre il pianterreno ed una sopraelevazione ottocentesca sovrastante il cornicione, prospetta sulla piazza con un bel portale, sovrastato dall’emblema della Confraternita, e da una caratteristica decorazione a forma di medaglione ovale (nella foto 2) all’interno della quale è raffigurata la “Madonna della Quercia” che si staglia tra i rami frondosi dell’albero con il Bambino in braccio, medaglioni che si ripetono anche sulla Via dei Balestrari e sul retrostante Vicolo del Giglio. Nel 1727 Benedetto XIII Orsini decise la riedificazione della chiesa ed affidò i lavori inizialmente all’architetto Filippo Raguzzini, con l’assistenza di Carlo de Dominicis, ma poi il progetto fu completato da Domenico Gregorini: la chiesa così fu nuovamente consacrata nel 1738. Altri restauri vi furono nel 1864, ad opera di Andrea Busiri Vici, un altro nel 1928, dopo un periodo di tempo in cui la chiesa rimase in stato di abbandono, ed infine un altro nel 1961.
La facciata della chiesa (nella foto 3), a due piani, convessa ad un solo ordine e sormontata da un grande attico, fu progettata da Filippo Raguzzini in stile rococò. Il primo piano presenta quattro doppie paraste, con capitelli ionici e dorici, piegate ad angolo retto per adattarsi alla curva. Le paraste sostengono una profonda trabeazione con una cornice sporgente ed hanno un falso fregio con pannelli vuoti tra i capitelli. Una finestra a quadrifoglio sovrasta l’ingresso. Il secondo piano presenta le medesime paraste del primo piano ma senza capitelli e la linea del tetto è segnata solo da un architrave: al centro è situata una grande finestra centrale rettangolare, sovrastata da un frontone senza cornice che contiene un motivo a rilievo di volute e foglie di acanto. Sulla facciata spiccano anche quattro stemmi: i tre che si trovano sopra il portale d’ingresso rappresentano, da sinistra a destra, uno stemma cardinalizio, quello di Pio IX e quello del Cardinale Giacomo Piccolomini Amadori. L’altro stemma, situato sopra la finestra, è quello del Cardinale Francesco Pompedda, Prefetto del Tribunale della Segnatura Apostolica nonché, per anni, assistente spirituale della Confraternita di S.Maria della Quercia dei Macellai: non a caso proprio in questa chiesa ottenne l’investitura a cardinale nel 2001 da parte di Papa Giovanni Paolo II.
L’interno è a croce greca con cupola e tre cappelle: sull’altare maggiore si trova l’immagine della “Madonna della Quercia” (nella foto 4), con una cornice ricca di emblemi dell’Università dei Macellai.
Sul lato della piazza antistante la chiesa sorge un bel palazzo fatto costruire tra il 1520 ed il 1527 da Giordano Missini, originario di Orvieto: si tratta di Palazzo Missini Ossoli (nella foto 5). Ai primi del Seicento l’edificio divenne proprietà dei Clementini ed in seguito del Duca Gaspero Caffarelli, che nel 1674 lo vendette a Giovan Angelo Ossoli, membro di una famiglia lombarda che vi risiedette fino alla seconda metà del Settecento, quando lo acquistarono i Soderini, ai quali subentrarono poi gli Spada Veralli Potenziani. Il progetto originale del palazzo risalirebbe a Baldassarre Peruzzi, ma probabilmente fu corretto da Antonio da Sangallo il Giovane. Si apre con un bel portale bugnato a raggiera tra due coppie di finestre architravate ed inferriate con davanzale a mensole e finestrelle sottostanti; sopra il portale è situata un’antica cornice romana. La facciata è scandita su due piani con lesene che sostengono le trabeazioni, dividendo orizzontalmente i piani. Il cornicione è a mensole e rosoni, sormontato da una sopraelevazione. All’interno un bel cortile che sviluppa tre archi per lato chiusi da finestre; la loggetta sul portico ha gli archi chiusi da vetrate. La facciata su Piazza Capodiferro è arricchita da un’altana cinquecentesca e da una meridiana.