Palazzo Cenci è un complesso edilizio sorto su un’altura denominata “Monte Cenci” (costituitasi sui ruderi del Circo Flaminio) e delimitato dalla piazza delle Cinque Scòle, da via di S.Maria de’ Calderari, da via dell’Arco de’ Cenci, da piazza Cenci, da via Beatrice Cenci e da via Monte de’ Cenci: gli edifici furono realizzati nel corso dei secoli, probabilmente a seguito di lotte medioevali, tanto che già nel Trecento i Cenci sono qui segnalati con un “balneum” ed una torre. Il palazzo assunse comunque lo stato attuale tra il 1570 ed il 1585, costituendo una sorta di castello sul piano circostante con il complesso di abitazioni, chiese, archi, sbarramenti e torre.
Anche se la facciata principale del palazzo è quella che si affaccia su via Monte de’ Cenci, è la parte posteriore quella da sempre considerata la più importante e caratteristica, probabilmente perché la leggenda vuole che Beatrice Cenci abbia dimorato proprio su questo lato del palazzo, costituito in realtà da due edifici, precisamente al civico 7A (nella foto sotto il titolo), dove l’ingresso, rappresentato da un arco con crescenti, è sormontato da una graziosa loggia (nella foto 1) ornata da paraste con capitelli ionici e conchiglie e da una finestra incorniciata con stucchi settecenteschi; il coronamento del terzo piano è costituito da un fregio con le mezzelune dei Cenci e le aquile dei Lante, in ricordo del matrimonio di Ludovico Cenci con Laura Lante nel 1575.
Il secondo corpo di fabbrica, rivestito di semplice intonaco e confinante con l’Arco de’ Cenci, ha l’ingresso al civico 7 (nella foto 2) e si presenta con un portale bugnato e con volute alla sommità: una targa affissa sulla parete ci rammenta che l’edificio risale al XVI secolo. Il palazzo è collegato tramite un tipico passaggio medioevale rappresentato dal cosiddetto “Arco de’ Cenci” (nella foto 3) al palazzetto Cenci (nella foto 4), progettato da Martino Longhi il Vecchio nella prima metà del Cinquecento. Il palazzetto presenta una caratteristica facciata a bugne lisce mentre sui cantonali le bugne sono rustiche; notevole il portale incorniciato da una coppia di tre finestre architravate su cornice marcapiano. L’Arco de’ Cenci è tristemente noto perché legato ad una storia di sangue: sotto l’arco in passato vi sarebbe stata una Sacra Immagine della Vergine, dinanzi alla quale due uomini vennero ai coltelli. La storia racconta che uno di essi, vistosi perduto, implorò l’altro di non ucciderlo: questi, toccato dall’invocazione, gettò il coltello e tentò di abbracciare l’avversario, il quale invece, fulmineamente, lo accoltellò.
La Vergine, di fronte a tanta malvagità, iniziò a piangere ed il luogo, diffusasi la notizia, divenne meta di pellegrinaggio da ogni parte della città tanto che la Sacra Immagine dovette essere trasportata nella vicina chiesa di “S.Salvatore de Caccaberis“, che da allora cambiò nome in S.Maria del Pianto. Non si può certo parlare del palazzo e della famiglia Cenci senza rammentare il dramma che sconvolse tutta Roma. La giovane Beatrice Cenci, di soli 21 anni, venne accusata, insieme alla matrigna Lucrezia Petroni ed ai fratelli Giacomo e Bernardo, di aver assassinato il padre, Francesco Cenci, uomo scellerato, violento (non c’era giorno che non si udissero urla e lamenti fuoriuscire dalle mura del palazzo) e, secondo la tradizione, persino incestuoso. Il dramma accadde nel castello di proprietà Cenci a Petrella Salto, in provincia di Rieti.
In un luogo angusto come quel maniero, lontano da occhi indiscreti, le percosse e le violenze non avevano limiti. In questo quadro da tragedia maturò la decisione di uccidere il padre: questi venne colpito ripetutamente alla testa e poi gettato dalla finestra, per simulare una disgrazia. La polizia pontificia, però, non credette al caso fortuito e formalizzò un atto di accusa contro i tre figli e la moglie del morto. Il processo fu una farsa: le circostanze attenuanti non furono tenute in alcuna considerazione e quel seviziatore di Francesco venne fatto passare per un uomo in odore di santità. Il popolo mormorò, e non a torto, che papa Clemente VIII Aldobrandini mirasse più alle ricchezze dei Cenci che alla giustizia. Così l’11 settembre 1599 venne eseguita la condanna a morte per tre accusati (Bernardo, del tutto innocente, venne gettato “soltanto” nelle prigioni del Carcere Mamertino e qui dimenticato): Giacomo fu squartato, mentre Lucrezia e Beatrice vennero decapitate in piazza di Ponte S. Angelo. La leggenda vuole che, quando la notizia dell’esecuzione giunse al papa, questi esclamò: “Giustizia è fatta!” e subito dopo avesse firmato un atto di cessione delle ricchezze dei Cenci al nipote Ascanio. Le spoglie di Beatrice furono collocate sotto l’altare maggiore di S.Pietro in Montorio e qui rimasero fino al 1789, quando i soldati francesi profanarono la tomba, giocando a palla con la sua testa. Secondo la tradizione popolare il fantasma di Beatrice si può incontrare spesso nei dintorni di palazzo Cenci, quando torna a visitare le antiche stanze del palazzo, oppure la sera dell’11 settembre, anniversario della sua decapitazione, la si può vedere passeggiare su ponte S.Angelo con la testa sotto le braccia. Per un approfondimento su questa vicenda, visita la pagina dedicata a Beatrice Cenci.