La costruzione delle cloache fu il primo problema che gli antichi romani dovettero risolvere per eliminare profondi ed insalubri acquitrini che circondavano Roma, facendoli defluire verso il Tevere. Si ritiene che la Cloaca Maxima venne ideata da Tarquinio Prisco (616-578 a.C.) ma realizzata da Tarquinio il Superbo (534-509 a.C.), almeno nel tratto che dal vicus Tuscus giunge al Tevere, con il preciso intento di risanare le aree del Foro Romano, della Subura e del Circo Massimo, alla quale si collegarono poi i collettori provenienti dal Velabro: divenne così il più grande collettore di acque bianche e nere della città, ancora oggi mirabilmente funzionante e percorribile, nonostante modifiche e ristrutturazioni in ogni epoca. Inizialmente era un semplice canale scoperto, ma agli inizi del II secolo a.C. fu interrato e dotato di copertura; nell’Ottocento la cloaca fu collegata al collettore della rete fognaria urbana, divenendo così parte integrante del sistema fognario.
Presso il ponte Palatino si può notare, sulla sponda sinistra del Tevere, lo sbocco della Cloaca (nella foto sotto il titolo), realizzato tra il 120 e l’80 a.C. (anche se la prima realizzazione è più antica), formato da un arco a tre ghiere in conci radiali di pietra gabina entro un muro di blocchi di tufo (nella foto 1).
Il canale, coperto a volta, è posto fino a 10 metri di profondità, è largo più di 3 metri ed alto circa 4. Il percorso della Cloaca Maxima, evidenziato nell’immagine 2, iniziava dalla Subura (all’altezza dell’attuale via della Madonna dei Monti), tagliava diagonalmente il Foro di Nerva per poi dirigersi, seguendo l’Argiletum, al Foro Romano. Il percorso proseguiva lungo il “Vicus Tuscus” (attuale via di S.Teodoro), dal quale si discostava dirigendosi verso via dei Fienili e via Bucimazza, piegando bruscamente verso sud parallelamente a via di S.Giovanni Decollato fino all’Arco di Giano: da qui, dopo un’ampia curva, attraversava il Foro Boario per puntare diritto allo sbocco presso ponte Palatino (nella foto sopra). Di ingressi alla Cloaca Maxima ve ne sono diversi: una grossa porta metallica, posta sotto la Basilica Giulia, ne costituisce, forse, l’ingresso principale, quello “più comodo”. Un altro è in prossimità dell’Arco di Giano: qui, attraverso un oscuro vicoletto, sotto antichissime arcuazioni, si arriva alla Cloaca in un punto dove l’acqua è limpida, perché qui gli scarichi si fondono con le sorgenti dell’Acqua Argentina, proveniente dalla chiesa di S.Gregorio Magno.
> Vedi Cartoline di Roma
Nella sezione Roma nell’Arte vedi:
Cloaca Massima di G.B.Piranesi
Cloaca Massima di E.R.Franz
Acqua Argentina al Foro Boario di E.Du Pérac