Il Roseto Comunale di Roma è situato sulle pendici dell’Aventino, in via di Valle Murcia, un nome che ricorda l’antica valle posta tra il Palatino e l’Aventino, occupata in seguito dal Circo Massimo. Il termine “Murcia” deriva da un’antichissima divinità, poi identificata con “Fortuna Virilis” e poi con “Venere“, venerata in un sacello sulle pendici settentrionali del colle, anch’esso in origine denominato “Mons Murcus“. Probabilmente è soltanto un caso fortuito ma l’area in cui oggi è situato il roseto era dedicata fin dall’antichità ai fiori: in particolare la porzione del roseto posta alla destra di via di Valle Murcia occupa l’area dove un tempo sorgeva un tempio dedicato alla “dea Flora”, alla quale si dedicavano i “Floralia” o “Ludi Florales“, giochi istituiti a Roma già dal III secolo a.C. allo scopo di ottenere dalla dea la protezione per la fioritura. Durante l’epoca medioevale e fino al XVII secolo quest’area era ricoperta di orti e vigneti finché, nel 1645, fu acquistato dalla Compagnia Ebraica di Carità e Morte per essere destinato a cimitero israelitico.
L’acquisto fu successivamente ampliato nel XVIII secolo, tanto che nella pianta del Nolli del 1748 si possono notare due aree ben distinte, una denominata “Ortaccio degli Ebrei” e l’altra “Ortaccio vecchio degli Ebrei”. Il termine Ortaccio (dispregiativo dal termine latino “hortum“, giardino) fu assegnato nel Cinquecento al cosiddetto “ghetto delle meretrici“, un termine poi ripreso per indicare appunto in modo dispregiativo il cimitero ebraico. L’editto emanato nel 1775 da Pio VI, analogo a quello già promulgato nel 1625 da Urbano VIII, proibiva agli ebrei di collocare lapidi o iscrizioni a memoria dei loro defunti nei cimiteri: quelle già esistenti vennero distrutte dall’autorità pontificia, salvo alcune che furtivamente vennero trasferite e murate nel vicino Ghetto. L’editto fu abolito nel 1846 da Pio IX ed immediatamente il cimitero si ricoprì di pietre tombali e ricordi commemorativi. Il “Cimitero Ebraico dell’Aventino” fu chiuso nel 1895 in occasione della nuova sistemazione urbanistica del colle, ma venne demolito soltanto tra il 1930 ed il 1935 per aprire l’attuale via del Circo Massimo.
Allora la terra cimiteriale fu trasferita dalla comunità ebraica romana nel cimitero israelitico del Verano: oggi tutto ciò che rimane di quest’area sono i cipressi che si ergono isolati in alcune aiuole della zona o a stretto contatto con l’area del Roseto Comunale (nella foto 1), ultimi testimoni di un passato ricco di memoria e di sacralità. L’area rimase incolta per molti anni finché nel 1950 divenne sede del nuovo Roseto Comunale, in sostituzione di quello antico, che si trovava sul Colle Oppio, distrutto durante la Seconda Guerra Mondiale. Come ringraziamento alla comunità ebraica, che aveva permesso di ricreare il roseto in un luogo sacro, venne posta all’ingresso del giardino una stele (nella foto 2) in ricordo della precedente destinazione, mentre i vialetti che dividono le aiuole nell’area collezione furono disegnati con la forma della “menorah”, il candelabro a sette bracci, simbolo dell’Ebraismo.
Via di Valle Murcia divide il roseto in due sezioni: nell’area superiore si trova la collezione di rose botaniche, antiche e moderne, mentre quella inferiore, più piccola, ospita i settori dove vengono messe a dimora le rose partecipanti al “Premio Roma” e la collezione delle rose che, dal 1933, anno della prima edizione svoltasi al Colle Oppio, hanno vinto questa prestigiosa manifestazione. Il Roseto ospita circa 1100 specie di rose provenienti da tutto il mondo, persino dalla Cina e dalla Mongolia: fra le più curiose vi sono la Rosa Chinensis Virdiflora, dai petali color verde, la Rosa Chinensis Mutabilis, che cambia colore con il passare dei giorni e la Rosa Foetida, una rosa maleodorante. Nella foto 3 una bellissima rosa con i colori di Roma!