S.Prisca

s.prisca

Nell’area della chiesa di S.Prisca (nella foto sopra) la tradizione pone il più antico culto cristiano dell’Aventino, quel “titulus Aquilae et Priscillae“, genitori di S.Prisca, martire del I secolo, nel quale sarebbero stati ospiti S.Pietro e S.Paolo. La chiesa mutò il titolo nel III secolo d.C., durante il pontificato di papa Eutichiano, quando fu ritrovato e qui deposto il corpo di S.Prisca, battezzata da S.Pietro all’età di 13 anni. Gli Acta Sanctorum narrano di una fanciulla tredicenne che fu messa in carcere sotto l’imperatore Claudio per essersi rifiutata di adorare la statua di Apollo. Poiché perseverava nella sua fede cristiana, venne fustigata e condannata alle belve nel Circo Massimo ma i leoni, anziché divorarla, le si prostrarono ai piedi. Allora fu di nuovo messa in carcere, flagellata e gettata nel rogo ma anche le fiamme la lasciarono illesa. Infine la condussero al decimo milliario della via Ostiense e la decapitarono.

fonte battesimale a s.prisca
1 Fonte battesimale

Nella foto 1 possiamo ammirare la parte concava di un capitello composito datato alla fine del II secolo d.C. che la leggenda vuole sia quello che S.Pietro avrebbe utilizzato come fonte battesimale (ancora oggi utilizzato a questo scopo), collocato in un piccolo battistero nella navata destra: dal 1948 vi è posto sopra un bronzo di Antonio Biggi raffigurante il “Battesimo di Gesù“. Se la presenza degli apostoli in questo luogo sia solo frutto di una leggenda è cosa incerta: cosa certa, invece, è che questa “domus Priscae” fu uno dei maggiori centri di predicazione ed evangelizzazione cristiana. La chiesa è antichissima: a giudicare dalla disposizione di tipo basilicale e dagli avanzi della chiesa primitiva sembra risalire addirittura al III secolo d.C. La chiesa fu poi restaurata da Adriano I nel 772 e dai Benedettini nel 1062. Dopo vari altri restauri (nel 1084 fu devastata dai Normanni di Roberto il Guiscardo), la chiesa acquisì l’aspetto attuale nel 1599 per merito di Carlo Lambardi e su commissione del cardinale Benedetto Giustiniani, titolare di S.Prisca dal 1599 al 1611. La chiesa presenta una semplice ma elegante facciata barocca, stretta tra gli edifici che ne fiancheggiano la breve rampa d’accesso. La facciata (nella foto in alto sotto il titolo) è percorsa da due coppie di lesene in laterizio su plinti e con capitelli ionici in travertino: tra le quattro lesene si trova il bel portale sormontato da un timpano triangolare ed affiancato da due antiche colonne di granito; al di sopra è situato un oculus, inquadrato da una bella cornice marmorea rettangolare. Tra l’oculus ed il sovrastante timpano triangolare sormontato da una croce è situata la seguente iscrizione: “BENEDICTUS CARD IUSTINIANUS ANNO IUBULEI MDC”, ovvero “(Il) Cardinale Benedetto Giustiniani (fece) nell’Anno del Giubileo 1600”.

interno di s.prisca
2 Interno

L’interno (nella foto 2) è a tre navate divise da due file di archi a tutto sesto poggianti su pilastri rettangolari decorati con piccole mensole, all’interno dei quali sono racchiuse, visibili ancora in parte, le bellissime 14 colonne originarie dell’antico corpo basilicale. La navata centrale è coperta con soffitto ottocentesco a cassettoni lignei e, al disopra delle arcate che danno sulle navate laterali, vi sono degli affreschi raffiguranti “Angeli e Santi con gli strumenti della passione”, realizzati nel 1600 dal pittore fiorentino Anastasio Fontebuoni. Allo stesso pittore si devono anche gli affreschi del presbiterio, che rivelano l’esistenza di una volta, poi demolita, raffiguranti “Il martirio di S.Prisca” (sulla parete di sinistra) e “Il trasporto delle reliquie di S.Prisca” (sulla parete di destra).

abside di s.prisca
3 Abside

Dell’artista fiorentino è anche la complessa decorazione pittorica dell’abside (nella foto 3) con Angeli che sostengono medaglioni, mentre la pala dell’altare maggiore raffigurante “S.Pietro che battezza S.Prisca” è opera di Domenico Cresti, detto il Passignano, anch’essa realizzata nel 1600. Sull’arco trionfale si può notare lo stemma di papa Clemente XII. Dalla navata destra, infine, si accede, attraverso una scala, ad una serie di ambienti meravigliosamente conservati, rinvenuti grazie agli scavi compiuti sotto la chiesa negli anni 1933-6. Qui è possibile ammirare uno dei più interessanti mitrei romani, ricavato alla fine del II secolo d.C. all’interno di un edificio più antico, databile intorno al 95 d.C, secondo alcuni identificato con i “Privata Traiani” (la casa abitata da Traiano prima che divenisse imperatore, anche se ultimamente si tende a localizzarla nei pressi delle Terme Deciane), ma siccome questa era anche l’area occupata dalle “Terme Surane“, si potrebbe ipotizzare anche come l’abitazione di Licinio Sura. Adiacente a questa fu rinvenuta una seconda casa, ipotizzata come quella appartenuta ai coniugi Aquila e Priscilla, nell’ambito della quale fu costruita un’aula a due navate nella quale si potrebbe riconoscere il “titulus” di cui abbiamo già accennato all’inizio di questo documento. Il mitreo, violentemente distrutto nel 400 d.C., poco prima della costruzione della chiesa, probabilmente dagli stessi cristiani, si presenta con un’aula stretta e lunga, lungo le pareti della quale corrono i due banconi dove sedevano gli iniziati e sopra i quali si possono ancora notare, seppur molto rovinate, le pitture raffiguranti una “processione di iniziati”, al termine della quale è raffigurato il “patto di alleanza” tra Mitra ed il dio Sole, sdraiati a banchetto in una grotta e serviti da due personaggi, uno dei quali con la testa di corvo.

mitreo a s.prisca
4 Mitreo

Sulla parete di fondo dell’aula è situata una grande nicchia (nella foto 4) nella quale è rappresentato, oltre all’immagine di Mitra che uccide il toro, un grande Saturno sdraiato, il cui corpo è realizzato con anfore, poi coperte di stucco. A sinistra della nicchia vi è un grande graffito: probabilmente si tratta di un fedele che afferma di essere nato (ossia rinato dopo l’iniziazione) il 21 novembre del 202 d.C., una data che ci permette di stabilire che in quell’anno il mitreo già esisteva.