La chiesa di S.Giovanni dei Fiorentini (nella foto sopra), situata all’estremità di via Giulia, tra piazza dell’Oro ed il lungotevere dei Fiorentini, fu costruita per la numerosa comunità fiorentina che viveva in questa zona, supportata dal potere di due grandi papi toscani di casa Medici, Leone X e Clemente VII. La comunità arrivò ad avere un proprio tribunale, proprie leggi, un Console con relativo Consolato ed addirittura un proprio carcere. Leone X, con bolla del 29 gennaio 1519, concesse all’Università della Nazione Fiorentina e Compagnia della Pietà di Roma, l’antica chiesa di “S.Pantaleone juxta flumen“, annoverata tra le filiali di S.Lorenzo in Damaso nella bolla di Urbano III del 1186, sottoposta nella bolla di Onorio III del 21 maggio 1218 alla chiesa dei Ss.Celso e Giuliano, avendo ivi i fiorentini la loro residenza, i loro banchi ed il loro Consolato. I fiorentini demolirono quindi la chiesetta di S.Pantaleone e costruirono la splendida basilica che dedicarono al patrono di Firenze, S.Giovanni Battista. Fra i disegni presentati, tra gli altri, da Michelangelo, da Raffaello e dal Peruzzi, il pontefice scelse quello di Jacopo Sansovino, che iniziò la costruzione nel 1519.

La chiesa richiese un secolo per essere completata e fu continuata, infatti, da Antonio da Sangallo il Giovane, da Giacomo Della Porta e da Carlo Maderno, al quale si deve la caratteristica cupola (1614) di forma allungata, per cui i romani la battezzarono “il confetto succhiato” (nella foto 1). La cupola si imposta su un alto tamburo ottagonale sul quale si aprono quattro finestre rettangolari, con eleganti cornici, ed altrettante nicchie ad arco. Sopra, dopo una zona intermedia leggermente arretrata, si eleva la calotta, scandita in sezioni ogivali, che si conclude con una graziosa lanternina barocca finestrata. Nel campanile venne posta un’antica campana con la scritta in inglese “Maria is my name” che si vuole provenga dalla cattedrale di S.Paolo di Londra. La facciata della chiesa è in travertino e fu eretta dall’architetto fiorentino Alessandro Galilei nel 1734, come indicato sulla grande iscrizione sovrastante l’ingresso centrale, “CLEMENS XII PONT MAX A S MDCCXXXIV”. La maestosa facciata presenta tre portali d’ingresso, corrispondenti alle tre navate interne, i quali sono inquadrati da otto semicolonne con capitelli in stile corinzio: due laterali, sormontati da finestre quadre e con timpano semicircolare, mentre quello centrale, con timpano triangolare, è sormontato da un gruppo scultoreo al centro del quale svetta un grande stemma di papa Clemente XII Corsini.

L’ordine superiore, con sei statue di grandi santi fiorentini, presenta un grande finestrone centrale, con balaustra marmorea e timpano semicircolare, inquadrato da quattro semicolonne; un grande timpano triangolare conclude la facciata. L’interno è particolarmente ricco di affreschi, quadri e marmi: le cappelle sono dedicate soprattutto a santi fiorentini, mentre in una nicchia sopra la porta della sacrestia è conservata la statuetta raffigurante “S.Giovanni Battista” per lungo tempo attribuita a Raffaello, ma opera del siciliano Mino Del Reame. Il gruppo marmoreo di Antonio Raggi, il “Battesimo di Gesù”, si trova al centro del grandioso altare del Borromini, qui sepolto, come avverte un’iscrizione (nella foto 2) murata sul terzo pilastro di sinistra della navata centrale, insieme a suo zio Carlo Maderno (nella foto 3 i due sepolcri).

Come si sa, il Borromini morì suicida nel 1667, gettandosi sulla spada che lo trafisse da parte a parte: la sepoltura in un luogo consacrato, però, non deve stupire perché l’artista, agonizzante per due giorni, accettò i Sacramenti e si pentì del gesto compiuto, dovuto alla grave malattia che da tempo lo affliggeva. Nonostante il pentimento, però, la tomba allestita nella cripta di S.Carlo alle Quattro Fontane rimase vuota perché i Trinitari non permisero che nella loro chiesa vi fosse sepolto un suicida. Da segnalare infine la prima cappella a destra dell’ingresso, dove una lapide latina indica il sepolcro dei Marchesi del Grillo: qui sono sepolti, infatti, Cosma (1711) e Bernardo (1757) del Grillo. La chiesa, conosciuta anche per essere forse l’unica di Roma dove gli animali sono ben accetti durante la Santa Messa, fu eretta a parrocchia da Pio X con la costituzione apostolica “Susceptum Deo inspirante” del 24 ottobre 1906, che operò il trasferimento dalla chiesa dei Ss.Celso e Giuliano del capitolo canonicale e dei diritti parrocchiali. Benedetto XV, con breve del 19 agosto 1918, la decorò del titolo di “Basilica Minore” e Giovanni XXIII la elevò a titolo cardinalizio presbiterale il 14 marzo 1960.
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