S.Anastasia

s.anastasia

Antichissimo “titulus” del IV secolo, porta il nome di S.Anastasia ma in origine doveva essere dedicata al culto dell’anastasi (ossia resurrezione) poiché è soltanto nel VI secolo che il nome di Anastasia compare nelle cronache con riferimento a questo tempio. Numerosi i restauri ed i rifacimenti, di cui il più importante fu quello effettuato sotto il pontificato di Sisto IV (1471-84) e quello del XVII secolo ad opera di Luigi Arrigucci per riedificare l’attuale facciata, dopo che la precedente andò distrutta a causa di una tromba d’aria. Di aspetto semplice e leggero, si presenta su due ordini fiancheggiati sui lati da due piccoli campanili gemelli. L’interno, con le sue tre navate scandite da sei pilastri per lato, accoglie, sotto l’altare, la statua giacente della santa, iniziata da Francesco Aprile e terminata da Ercole Ferrata, opera di ispirazione berniniana. Nei sotterranei della chiesa vi sono importanti rovine di un portico databile tra la fine dell’età repubblicana ed il VI secolo d.C. ed un gruppo di “insulae” con negozi che si addossavano al Palatino e rivolti verso il Circo Massimo. Anticamente il tempio era circondato da orti e vigne e sulla piazza pascolavano tranquillamente buoi, capre e suini. Quando scomparve piazza Montanara, i “burini” che vi si raccoglievano in attesa di lavoro o per vendere i loro prodotti, si trasferirono in questa piazza continuando il caratteristico mercato.

Nella sezione Roma nell’Arte vedi:
S.Anastasia di G.B.Falda