Palazzo Astalli è situato tra via d’Aracoeli, via di S.Marco e vicolo degli Astalli: l’ingresso principale è in via di S.Marco 8. La struttura originaria di questo palazzo risale al Cinquecento, quando fu costruito come residenza di famiglia degli Astalli, antica e nobile famiglia ricca di cardinali (Astaldo nel 1144, Camillo nel 1650 e Fulvio nel 1686) e conservatori in Campidoglio. Inizialmente l’edificio aveva soltanto una facciata su via di S.Marco con un portale nel vicolo degli Astalli; nel 1587 Tiberio Astalli ebbe il permesso di costruire una nuova facciata su via d’Aracoeli, ma l’opera non fu realizzata. Soltanto nella seconda metà del Seicento i lavori furono eseguiti, ovvero quando monsignor Fulvio Astalli ed il fratello Camillo incaricarono Giovanni Antonio De Rossi di progettare e realizzare il definitivo palazzo, che fu terminato dopo la morte dello stesso architetto, verso il 1698: si ebbe così un edificio che occupava tutto l’isolato tra le due vie ed il vicolo.
Le facciate allora divennero tre: una con dieci finestre su via di S.Marco, un’altra con otto finestre e due portali su via d’Aracoeli, la terza con dieci finestre e portale cinquecentesco sul vicolo degli Astalli. I portali erano collegati tra loro da un atrio a due bracci, mentre sul tetto si elevava un’altana con cinque finestre. Il palazzo conservava preziosi affreschi, tra i quali quello del salone, con scene sacre sullo sfondo di paesaggi di Roma e del Lazio, inserite fra giochi di fantastiche grottesche, ed al centro una bella “Annunciazione”. Morta l’ultima degli Astalli, Laura, consorte di un Piccolomini, il palazzo nel 1827 fu venduto da questi ultimi alla Reverenda Fabbrica di S.Pietro, che vi insediò la Sacra Congregazione della Fabbrica con la propria segreteria e la residenza del monsignor economo: ancora oggi, murato all’angolo tra le vie d’Aracoeli e di S.Marco, si può ammirare lo stemma della fabbrica (nella foto 1) con la data di acquisto, MDCCCXXVII.
Lo stato attuale dell’edificio è però sostanzialmente mutato da quello originario, perché tra il 1930 ed il 1932, a causa dei lavori di allargamento di via di S.Marco, l’edificio subì profonde trasformazioni, assumendo così l’innaturale ed attuale configurazione triangolare: la facciata su via di S.Marco (nella foto in alto sotto il titolo), ricostruita più arretrata, fu completamente modificata con la realizzazione di tre portali, la riduzione della larghezza da dieci a sette finestre e la totale ricostruzione dell’altana; quella sul vicolo degli Astalli fu ridotta di quasi la metà, con la scomparsa di quattro finestre e del portale cinquecentesco, così come fu ridotta anche quella su via d’Aracoeli (nella foto 2) con l’eliminazione di un portale e due finestre. Anche il caratteristico angolo smussato (visibile nella foto sotto il titolo) tra via di S.Marco e via d’Aracoeli appartiene alla ricostruzione: qui inoltre furono realizzati due cantonali bugnati, un finestrone architravato al primo piano con balcone e sottostante finestra chiusa con inferriata e la finestra dell’ultimo piano. Fortunatamente si salvarono dalla demolizione gli affreschi sopra menzionati e l’Annunciazione, che furono ricomposti nel Museo di Roma, dove tuttora si possono osservare.