Via di Campo Marzio collega via degli Uffici del Vicario a piazza di S.Lorenzo in Lucina e prende il nome, come il rione e piazza in Campo Marzio, dall’antico “Campo di Marte”, l’area dei Romani destinata agli esercizi militari e ginnici. La visita della via, che segna il confine tra il rione Campo Marzio ed il rione Colonna, inizia dall’incrocio con via degli Uffici del Vicario, dove troviamo subito una Madonnella (nella foto 1) conosciuta come Immacolata, raffigurata con il capo stellato ed i piedi che poggiano su una falce di luna ed inserita all’interno di una nicchia ovale di una fastosa edilizia barocca in stucco. La cornice è piena di putti alati e testine angeliche tra nuvole, mentre dall’alto pendono pesanti drappeggi sorretti da un putto collocato al di sotto di un baldacchino; un lampione completa l’originale e ricca composizione.
Il primo palazzo a destra che incontriamo, ai civici 85-86-87, è il palazzo sede della Banca Popolare dell’Alto Lazio, che conserva all’interno una statua maschile, togata, di età romana ed un piccolo sarcofago. Accanto a questo palazzo si trova, al civico 84, un edificio con portoni di accesso del Settecento (nella foto in alto sotto il titolo) ed una targa che così recita: “DA QUESTA CASA OVE ABITAVA USCÌ PER ANDARE AL MARTIRIO ED ALLA MORTE ANTONIO BUSSI COMBATTENTE DELLA LIBERTÀ FUCILATO DAI NAZIFASCISTI IL 7-3-1944 – GLI ABITANTI DEL RIONE A PERENNE RICORDO POSERO“.
Di fronte è situata invece una casa (nella foto 2), con ingresso al civico 2, particolarmente densa di memorie: vi abitarono l’onorevole Cocco Ortu, più volte ministro, e Giuseppe Verdi, come ricorda la lapide qui apposta: “GIUSEPPE VERDI ABITÒ IN QUESTA CASA L’INVERNO DEL 1859 QUANDO PRIME LE SCENE DI ROMA UDIRONO LE MELODIE DEL BALLO IN MASCHERA INTANTO CHE DALLE ALPI AI DUE MARI VOCI DI POPOLO ACCLAMANDO ALLA GLORIA DI LUI NEL SUO NOME ESPRESSERO LE RIDESTE SPERANZE D’ITALIA E ADDITARONO IL RE LIBERATORE“. In questo stesso edificio, nel 1911, vi ebbe sede il quotidiano repubblicano “La ragione”, diretto da Ubaldo Comandini. Al civico 74 si trova la tipografia della Camera dei Deputati e poi una casa del Cinquecento (ai numeri 72-73) con tre finestre architravate al primo piano e marcapiano adorno di un fine fregio cinquecentesco in travertino con greca e gigli araldici.
Al civico 69 è situato Palazzo Marescotti (nella foto 3), un edificio seicentesco appartenuto all’antica famiglia originaria di Bologna ma presente a Roma sin dal Quattrocento. Nella pianta di Roma del Bufalini del 1551 vi è disegnata una Domus oratoris Lusitani (ovvero il palazzo dell’ambasciatore del Portogallo) che probabilmente coincide con il palazzo Marescotti indicato con il n.342 dal Nolli nella sua pianta del 1748. Il palazzo, che un tempo dava il nome a questo tratta di via, è a tre piani con pianterreno a bugnato liscio sul quale apre un grande portale sormontato da un balcone sorretto da mensole a forma di protomi di pantere, elemento araldico dei Marescotti; lo fiancheggiano varie porte di negozio. I tre piani presentano nove finestre a cornice semplice; a coronamento, un cornicione mistilineo. Accanto vi era, fino alla demolizione, palazzo Rondinini, costruito da Natale Rondinini, avvocato concistoriale appartenente ad una famiglia lombarda trasferitasi a Roma nel ‘500. Vi era stata raccolta una cospicua collezione d’arte costituita da dipinti e sculture antiche che, insieme al palazzo, nel 1628 passarono ad Alessandro Rondinini, il quale ebbe 9 figli tra cui Paolo Emilio, divenuto cardinale nel 1647, al quale si deve l’acquisizione del palazzo in piazza Rondanini. A metà del Settecento la famiglia si trasferì nel nuovo edificio su via del Corso. Il palazzo fu demolito per la costruzione di un nuovo edificio per la Camera dei Deputati, mai realizzato: oggi vi si trova un parcheggio ad uso dei parlamentari. Dopo aver attraversato piazza del Parlamento, la via prosegue ed a sinistra, al civico 24, troviamo un edificio sul quale anticamente vi erano graffiti attribuiti a Polidoro da Caravaggio, oggi visibili a malapena. Al civico 48 si trova un bell’edificio settecentesco dall’elegante decorazione realizzata in stucco con teste femminili ad ornare la parte superiore delle finestre, ad eccezione di una che è invece ornata dalla testa di un moro con una stella cometa sulla fronte.
Le altre finestre del secondo piano sono invece ornate da stelle comete, ad eccezione di una che è ornata da una cometa fiancheggiata da due stelle. Qui si insediò, nel 1889, il Grande Oriente della Massoneria con le tre Logge Rienzi, Spartaco e Propaganda. Da segnalare che in questa via anticamente abitò l’insigne archeologo Flavio Biondo. Campagne di scavo effettuate dall’Istituto Archeologico Germanico negli anni 1979-1981 al di sotto di questo edificio portarono alla scoperta, in corrispondenza del cortile della casa, a circa metri 6,30, di grandi lastre di travertino sulle quali, in liste di bronzo orizzontali e verticali, erano riprodotti i nomi in greco dei segni zodiacali di Ariete, Toro, Leone e Vergine ed un asse con una serie di tacche perpendicolari: si trattava dei punti di riferimento dell’ombra dell’obelisco che costituiva l’Orologio Solare di Augusto; nella vetrina del bar di questo edificio è possibile ammirare (nella foto 4) una pianta della grandiosa meridiana.
Al civico 46 di Via di Campo Marzio è situato Palazzo Magnani (nella foto 5), un edificio del Settecento a tre piani, con un grande portale, con scritta scalpellata, sovrastato da un balcone a ringhiera. Le finestre sono architravate con cimasa di stucco, o semplici, o con balconcini con ringhiere panciute di ferro al terzo ed ultimo piano; a coronamento, un cornicione dalle semplici forme. Tutta la facciata è riquadrata a stucchi. Superato il portale, si presenta un lungo androne che termina con un arco, sorretto da due colonne, che immette in un cortile dove è situata una fontana collocata in una nicchia. In questo edificio vi ebbe sede anche l’Accademia Filodrammatica Romana. Al civico 43 è situato un palazzo del ‘700, con un bel portone a bugne rustiche e due colonne alveolate con capitelli dorici; ai lati due finestre e due porte di botteghe. Le finestre si presentano alternate con timpano curvo e triangolare, includente cartiglio, al primo piano, rettangolari al secondo, con mostra sagomata al terzo; un bel cornicione sagomato conclude la facciata. Nel cortile interno si trova una vasca con protome leonina antica. Al civico 34, infine, si trova il palazzo del Consolato di Spagna, costruito dall’architetto fiorentino Ferdinando Fuga nel 1740 su case preesistenti: l’edificio è stato ristrutturato nel 1928.