Piazza Rondanini si apre lungo Via del Pozzo delle Cornacchie e prende il nome dal palazzo che vi sorge (nella foto sopra), fatto costruire nel primo Cinquecento dal cardinale inglese Thomas Wolsey, vissuto alla corte di papa Leone X e da questi insignito della dignità cardinalizia nel 1515 con il titolo di S.Cecilia in Trastevere. Il cardinale, però, morì nel 1530 a Leicester, in Inghilterra, senza aver mai abitato nel palazzo: uno dei primi proprietari fu il cardinale Tiberio Crispo, molto vicino alla famiglia Farnese ed in particolare al cardinale Alessandro, futuro papa Paolo III, per la cui gloria commissionò i meravigliosi affreschi che tuttora decorano la sala grande del palazzo. Tali affreschi si estendono per una superficie di circa 400 mq e rappresentano scene di vita di Paolo III o comunque inerenti alla famiglia Farnese (l’incoronazione del figlio Pierluigi o del nipote Ottavio, la battaglia di Tunisi del 1535 contro i Turchi). L’attribuzione degli affreschi, eseguiti tra il 1550 ed il 1555, è tuttora incerta ma alcuni studiosi tendono a identificarli come opera di Raffaellino del Colle. Il palazzo passò poi ai Boncompagni, dopodiché fu acquistato dal cardinale napoletano Alfonso Gesualdo, che nel 1596 lo vendette a Gianfrancesco Aldobrandini, appartenente ad un ramo laterale della famiglia e marito di Olimpia Aldobrandini, nipote di papa Clemente VIII. Gianfrancesco incaricò l’architetto Ottaviano Mascarino di ristrutturare l’edificio, come testimonia tuttora una pianta redatta dall’artista con la tecnica di penna e acquerello, oggi di proprietà del Fondo Mascarino e conservata presso l’Accademia di S.Luca.
Nel 1668 il palazzo fu acquistato dal cardinale Paolo Emilio Rondanini (o Rondinini), che diede così il suo nome sia all’edificio sia alla piazza, che sino ad allora era conosciuta come piazza di Aquili, dal nome della famiglia romana che qui risiedeva ed alla quale appartennero i pittori Antoniazzo, detto Romano, e suo figlio Marcantonio. Il palazzo (conosciuto anche “Palazzo Rondanini alla Rotonda” per distinguerlo da quello su via del Corso) presenta l’ingresso al civico 48 di Piazza Rondanini tramite un bel portale ad arco bugnato ed affiancato da una targa che ricorda Felice Cavallotti, grande oratore, uomo politico e drammaturgo che, come recita l’iscrizione, “QUI PREPARÒ LE SUA BATTAGLIE PER LA DEMOCRAZIA, LA LIBERTÀ, LA GIUSTIZIA QUI ATTORNO AL CADAVERE DELL’EROE IL PIANTO D’ITALIA RIVELÒ LA SUA VITTORIA, AUSPICE L’UNIONE DEMOCRATICA ROMANA, ROMA XXIX MAGGIO MCMIV” (29 maggio 1904). Sul lato sinistro dell’edificio spicca un bell’ovale (nella foto 1) costituito da una cornice in stucco che racchiude una Madonna con Bambino risalente al Settecento.
Sul lato opposto di Piazza Rondanini, al civico 33, è situato Palazzo Mazzetti di Pietralata (nella foto 2), appartenente all’omonima famiglia romana che ottenne nel 1842, con Breve pontificio di Gregorio XVI, il titolo di marchesi di Pietralata, in quanto proprietari dell’omonima tenuta, nella persona di Giovanni Battista. Questi fece costruire il palazzo tra il 1855 ed il 1860 incaricando, secondo alcuni, l’architetto Virginio Vespignani, secondo altri G.Marasca. La facciata principale, rivestita di bugnato fino al primo piano, presenta al pianterreno un grande portone ad arco, che occupa fino al mezzanino, ove si aprono quattro finestre entro arcate bugnate, sovrastate da un fregio a greche. Al primo piano vi sono cinque finestre architravate su mensole, al secondo piano altre cinque architravate, al terzo altrettante riquadrate ed infine un bel cornicione su mensole che presenta elementi araldici della famiglia, ovvero la testa di leone, la clava e le rose.
La vera grande sorpresa però è situata nel cortile interno dove possiamo ammirare ancora le poderosa mura semicircolari (nella foto 3) sulle quali il palazzo fu costruito e che appartenevano alle Terme Alessandrine, o Neroniane, come tuttora recita la targa qui situata: “MURO DI UN EMICICLO DELLE ANTICHE TERME NERONIANE LI VANI DE PORTE E FENESTRE SONO MODERNE MDCCCLXIII” (1863). Il palazzo fu ulteriormente ampliato nel 1861 da Giacomo Mazzetti, figlio di Giovanni Battista, mediante l’acquisto del limitrofo palazzetto al civico 29, già proprietà del fratello Vincenzo, che lo aveva ricevuto in eredità dal padre. Il palazzo è stato abitato dalla famiglia fino agli anni Trenta del XX secolo, periodo nel quale fu poi venduto.