Il toponimo di Via Leccosa, che corre parallela al Lungotevere Marzio, disposta tra via di Ripetta e piazza Nicosia, viene spiegato con due ipotesi interpretative: una vuole che il nome discenda dal termine romanesco “leccosa”, ovvero limacciosa, per il fatto che la zona, molto prossima al Tevere, si allagava immediatamente appena il fiume usciva dagli argini, lasciando poi la strada piena di fango. La seconda interpretazione considera invece Leccosa una corruzione di Leucosia, il termine greco per la città di Nicosia, capitale di Cipro, della quale era arcivescovo Aldobrandino Orsini, proprietario del palazzo nella limitrofa piazza Nicosia. Il tracciato di questa via è alquanto atipico, somigliante ad una T: il tratto verticale confluisce in via di Ripetta, mentre il tratto orizzontale inizia da piazza Nicosia per terminare a vicolo cieco, proprio dove è situato un piccolo ma grazioso oratorio (nella foto sotto il titolo l’ingresso), un tempo collegato ad una chiesetta del ‘500, S.Gregorio dei Muratori, così denominata perché edificata dalla Confraternita dei Muratori e dedicata al loro patrono. La Confraternita era costituita perlopiù da Lombardi ed assicurava ai propri membri aiuti spirituali, come catechismo o preparazione per i sacramenti, funerale e sepoltura, ma anche aiuti materiali, assistendo i confratelli malati o sostenendo i familiari dei defunti. La chiesa un tempo prospettava sul porto di Ripetta, ma i lavori per la costruzione dei muraglioni sul Tevere comportarono la demolizione del porto di Ripetta e di quanto ad esso collegato, ossia l’edificio della Dogana, detto la Doganella, e la chiesa di S.Gregorio dei Muratori, della quale fu salvato però l’oratorio. Nel 1927, inoltre, la costruzione di palazzo Marescalchi e degli edifici limitrofi che prospettano sul Lungotevere Marzio inglobarono il piccolo oratorio, al quale fu così negata la secolare vista sul Tevere, racchiudendolo nel ramo chiuso di via Leccosa. La corporazione dei Muratori mantenne la chiesa fino al 1934, quando fu affidata all’Arciconfraternita degli Amanti di Gesù e Maria al Calvario, detta della Via Crucis: oggi la chiesa è affidata alle cure della Fraternità Sacerdotale di San Pietro, una Società clericale di vita apostolica di diritto pontificio fondata da papa Paolo Giovanni II nel 1988, che officia la Santa Messa in Rito Antico in Latino.
La facciata della chiesa presenta due portali, incorniciati e sormontati da timpani semicircolari, che immettono direttamente sul lato destro dell’unica navata, che presenta anche la peculiarità di essere più larga che lunga. Tra i due portali si trova un bell’affresco di “S.Gregorio Magno” (nella foto 1) inquadrato da due paraste: un piccolo riquadro posto all’interno della cornice ne rammenta l’anno di esecuzione, 1664, e di restauro, 1938, anno in cui anche il piccolo oratorio fu soggetto a lavori di rifacimento. Notare anche una piccola lastra marmorea situata sotto l’affresco: si tratta di una delle tanti lapidi che a Roma indicano il livello raggiunto dalle acque del Tevere a seguito di un’alluvione e questa, in particolare, ricorda quella terribile del 28 dicembre 1870. Molto caratteristica anche la piccola campana in ferro battuto, protetta da una grondaia, posta all’angolo in fondo alla via. La chiesa conserva, all’interno, un presbiterio decorato di ricchissimi stucchi ad altorilievo di gusto tardomanieristico ed il pavimento in cotto originale; inoltre vi possiamo ammirare un ciclo di affreschi raffiguranti la “Vita di S.Gregorio” e l’altare commissionato dal cardinale Antonio Cremona Valdina nel 1748.