Il Foro di Augusto (nella foto sopra) il secondo dei Fori Imperiali ad essere costruito dopo quello di Cesare, fu eretto per celebrare la vittoria di Augusto su Bruto e Cassio (gli assassini di Gaio Giulio Cesare) nella battaglia di Filippi nel 41 a.C. I lavori si trascinarono a lungo, dal momento che l’inaugurazione ebbe luogo solo 40 anni più tardi, nel 2 a.C. Analogamente al Foro di Cesare fu costruito su un terreno in precedenza occupato da abitazioni private ed acquistato con proventi di prede belliche. Svetonio ci narra quale fosse la ragione dell’altissimo muro di recinzione: “l’imperatore si ritrovò con un terreno alquanto più stretto di quanto avesse desiderato e d’altronde non volle usare le maniere forti per espropriare alcuni possessori dei terreni circostanti”. Forse questa fu una delle ragioni ma un tale imponente muraglione, in opera quadrata di peperino e pietra “gabina” con parti in travertino, alto 30 metri, fu destinato più verosimilmente a proteggere ed isolare il Foro dal retrostante quartiere malfamato della “Subura“, collegati tra loro soltanto attraverso due passaggi ad arco: quello a nord, a tre fornici, e quello a sud, ad un solo fornice e conosciuto anche, dal Quattrocento, come “Arco dei Pantani“, dal “pantano”, dal fango che invadeva il Foro in quell’epoca. La funzione della nuova piazza monumentale fu di dare uno sfogo alle folle che si accalcavano nei due fori più antichi (il Foro Romano ed il Foro di Cesare) e di fornire nuovo spazio per i processi, anche se in sostanza fu soprattutto un centro rappresentativo, destinato a glorificare l’imperatore. Il Foro di Augusto era lungo, in origine, circa 125 metri e largo 118: purtroppo via dei Fori Imperiali ne ricopre la parte anteriore e quanto resta appare schiacciato ed immiserito. La piazza era fiancheggiata sui lati maggiori da due portici elevati su tre scalini di marmo e costituiti da colonne di marmo cipollino sulle quali correva un alto attico ornato da cariatidi, alternate a scudi di Giove Ammone ed altre divinità. Al di là dei portici, pavimentati con marmi policromi, si aprivano due ampie esedre simmetriche in blocchi di tufo e peperino, al centro delle quali vi erano nicchie inquadrate da due colonne di cipollino: l’esedra situata a sinistra del tempio custodiva la statua di Enea con Anchise e Ascanio, mentre quella a destra la statua di Romolo.
Altre statue, situate tra gli intercolumni dei portici, rappresentavano gli antenati della “Gens Iulia“, i re di Albalonga ed altri personaggi illustri della storia di Roma. Notare che la forma semicircolare dell’esedra posta alla sinistra del Tempio è ripetuta oggi nella facciata della Casa dei Cavalieri di Rodi. Il centro del Foro era occupato dalla statua di Augusto sul carro trionfale, mentre un’altra grande statua (alta 14 metri) occupava il fondo del portico di sinistra, situata sopra un grande basamento nella sala, dalle pareti riccamente decorate, denominata “Aula del Colosso”: si tratta del famoso “Colosso di Augusto“, una statua forse qui collocata dall’imperatore Claudio. Il lato di fondo della piazza era chiuso dal Tempio di Marte Ultore (ossia “vendicatore” degli uccisori di Giulio Cesare e padre leggendario di Romolo), situato sopra un alto podio al quale si accedeva tramite un’alta gradinata frontale. Il podio, costruito in blocchi di tufo, era originariamente rivestito di grosse lastre di marmo lunense di Carrara e su di esso il pronao, che precedeva la cella, aveva sulla fronte otto colonne scanalate di marmo lunense, alte 15 metri, con capitelli corinzi, mentre altre otto erano sui lati lunghi: ne rimangono in piedi le ultime tre del lato sudorientale (nella foto 1) con il corrispondente pilastro terminale contro il muraglione di fondo, ornate di magnifici capitelli corinzi e sormontate dalla trabeazione che si collega al superstite tratto murario della cella attraverso un soffitto cassettonato. La cella era pavimentata con lastre di marmi policromi e custodiva su una grande base, posta su una gradinata marmorea, le statue di Marte, Venere e di Cesare divinizzato. Nel Tempio, che ospitava le riunioni del Senato, specialmente in occasione delle guerre, vi erano custodite opere di immenso valore per la città, come la spada di Cesare o le insegne legionarie restituite dai Parti ad Augusto e da loro catturate nella guerra contro Crasso del 53 a.C.