Via Liberiana (nella foto sopra) collega Piazza di S.Maria Maggiore a Piazza dell’Esquilino e prende il nome dall’adiacente Basilica di S.Maria Maggiore, denominata “Liberiana” perché, secondo la leggenda, fondata da Papa Liberio nel 352. La via è breve ma custodisce tre edifici ricchi di storia e di arte: il primo, situato al civico 17, è Palazzo Cassetta (nella foto 1), del quale la struttura più antica risale al patriarchìo “apud S.Mariam Majorem“, un tempo collegato alla basilica tramite un cavalcavia e che fu eretto da Clemente III tra il 1187 ed il 1191. In questo palazzo, sede del Patriarca di Antiochia, si ebbe il conclave che nel 1294 elesse Papa Celestino V; in seguito vi risiedettero diversi pontefici, come Nicolò IV, che vi fece eseguire numerosi restauri, Urbano IV e Martino V, finché nel 1610 Paolo V lo fece abbattere per aprire Via Paolina e Via dell’Olmata.
Rimasero soltanto alcune arcate sorrette da pilastri ottagonali in mattoni con capitelli in pietra, inglobate nel cortile del nuovo palazzo che fu costruito alla fine del Seicento dai Ravenna, ricchi banchieri originari di Chiavari. Nell’Ottocento il palazzo subì una radicale trasformazione ad opera dei nuovi proprietari, i Cassetta, famiglia alla quale apparteneva il Cardinale Francesco di Paola: dell’antica struttura seicentesca si salvò soltanto il versante su Via Paolina. Questa facciata sviluppa infatti quattro piani di finestre a cornice semplice che poggiano su una sottile linea marcapiano, tranne la parte limitrofa del cantonale che prosegue la linea marcapiano e la decorazione dell’unica fila di finestre secondo la ristrutturazione ottocentesca. Questa appare completa nella facciata su Via Liberiana e Via dell’Olmata: la prima è quella principale ed apre al pianterreno con due portali gemelli, sormontati da balconi che poggiano su due colonne, uno dei quali immette nell’edificio (quello al civico 17), mentre l’altro fu trasformato in una attività commerciale, oggi ristorante-pizzeria. Fiancheggiano i portali una serie di porte ad arco trasformate in rimesse di negozio, così come su Via dell’Olmata, dove peraltro non ci sono portali. Il pianterreno ha un bugnato liscio che prosegue a tutt’altezza lungo i cantonali. I quattro piani sono segnati da quattro cornici ben pronunciate sulle quali poggiano le finestre: quelle del primo piano sono con timpani triangolari e curvilinei alternati, quelle del secondo e del terzo architravate, con semplice cornice al quarto. A coronamento, un cornicione con mensole e teste leonine.
All’angolo dell’edificio con Via Paolina è situata una grande Madonnella (nella foto 2) denominata “Madonna della Pietà”: si tratta di un dipinto su tela di forma ovale, risalente ad un epoca tra il Settecento e l’Ottocento, la cui cornice è sorretta da due grandi angeli in stucco. Fu collocata in questa sede dal Cardinale Francesco di Paola Cassetta dopo il 1900, ma si ignora sia l’autore sia il committente. L’edicola è arricchita da una lampada in ferro decorata sullo stelo con fiori ed arabeschi.
Al civico 21 troviamo invece Palazzo Ciampini Rospigliosi Imperiali Borromeo (nella foto 3), costruito nel Seicento per monsignor Giustino Ciampini, letterato romano, il quale raccolse qui un vero e proprio museo di strumenti scientifici e di antichità, molte delle quali passarono poi nella nota raccolta del Cardinale Alessandro Albani. Da questi passò ai Rospigliosi, principi di Castiglione, che nel 1769 lo vendettero al marchese Francesco Maria Imperiali Lercaro, che vi insediò la Casa dei Missionari Apostolici. Nell’Ottocento divenne sede dell’Istituto degli Esercizi Spirituali, fondato dal Cardinale Vitaliano Borromeo. Quando nel 1875 il piano stradale di Via Liberiana, a causa dei lavori di trasformazione viaria della zona, fu abbassato di circa 4 metri, il palazzo fu trasformato, su progetto di Francesco Azzurri, così che i piani interrati divennero pianterreni, il seicentesco portale divenne finestra con balcone e, tra il primo piano ed il pianterreno, fu inserito un mezzanino; nel Novecento inoltre vi fu aggiunta un’altra costruzione su progetto di Aristide Leonori con riduzione del giardino. La facciata, segnata da fasce marcapiano, apre sul bugnato al pianterreno con un grande portale ad arco, ai lati del quale sono diverse porte di negozio e sulle finestrelle dell’ammezzato si sviluppano tre ordini di finestre. Al primo piano l’ex portale divenuto finestra centrale ad arco con balaustra presenta un cartiglio in chiave di stucco, con paraste laterali sulle quali sono poggiate le mensole per sorreggere il balcone, dove apre la porta-finestra del secondo piano. All’angolo un cantonale bugnato sale fino al cornicione a dentelli, mentre all’interno vi sono quattro statue di apostoli del Settecento ed una cappella barocca di “Maria Mater Misericordiae“. Oggi il palazzo è sede dell’Hotel Antico Palazzo Rospigliosi.
Al civico 24 della via si trova l’edificio conosciuto come Casa di Bernini (nella foto 4) perché costruito nel 1606 da Pietro Bernini, padre di Gian Lorenzo, che vi abitò fino al 1642, come ricorda anche la lapide sulla facciata: “GIAN LORENZO BERNINI LE GRANDI OPERE DELLA SUA PRIMA ATTIVITÀ DI SCULTORE QUALI IL RATTO DI PROSERPINA · IL DAVID · L’APOLLO E DAFNE SCOLPÌ IN QUESTA CASA PATERNA DA LUI ABITATA DAL 1606 AL 1642 S.P.Q.R. 28 NOVEMBRE 1968”. Anche quest’edificio, come Palazzo Rospigliosi, subì una sostanziale trasformazione in occasione dell’abbassamento del livello stradale ed anche qui il piano interrato divenne il pianterreno ed il pianterreno originario il primo piano. La casa si presenta su quattro piani con due facciate simmetriche ad angolo tra Via di S.Maria Maggiore e Via Liberiana, con tre finestre a cornice semplice per piano e portale bugnato che apre tra numerose porte di negozio. All’angolo, una fascia in marmo stile liberty, tra il pianterreno ed il primo piano, ed un cantonale a bugne.