Via Sistina è un tratto della lunghissima strada (2.787 metri) rettilinea che collegava Trinità dei Monti a S.Croce in Gerusalemme e che era denominata “Strada Felice“, dal nome di battesimo di Papa Sisto V (Felice Peretti), il quale volle aprire una strada per collegare il Pincio con la Basilica di S.Maria Maggiore e con la vicina sua villa Montalto. Nella pianta del Nolli del 1748 la via figura in tutta la sua estensione, mentre in quella del 1878 la via è scomparsa: infatti si frazionò, assumendo i nomi di Via Sistina, via delle Quattro Fontane, via Agostino Depretis, via Carlo Alberto, via Conte Verde, via di S.Croce in Gerusalemme: tutti nomi, compreso via Sistina, dati alle vie dopo il 1870. L’odierna Via Sistina costituisce l’ultimo tratto dell’antica “Strada Felice“, ossia quello tra piazza Barberini e Trinità dei Monti. Nel biennio 1585-6 Papa Sisto V la cominciò e la terminò; pensò di popolarla ed a tale scopo concesse benefici e privilegi per coloro che volessero costruire una casa nella nuova via, compresa l’esenzione dalle tasse (escluse quelle per l’abbellimento e la manutenzione della strada). Percorrendo tale via, che fu realizzata da Domenico Fontana, si ha la netta sensazione di una strada in pendenza, ma il dislivello è di soli 10 metri su una lunghezza di 400. Il tratto che appartiene al rione Campo Marzio va da Trinità dei Monti fino a via Francesco Crispi, mentre il rimanente tratto fino a piazza Barberini appartiene al rione Colonna: prendiamo qui in considerazione quest’ultimo. All’estremità della via che si affaccia su piazza Barberini si noti il palazzetto seicentesco sulla destra (nella foto in alto sotto il titolo), ceduto parzialmente nel 1644 da Nicolò Soderini “per costruirvi il bottino dell’acqua di ricasco della fontana del Tritone e un abbeveratoio all’angolo“: l’abbeveratoio altro non è che la famosa fontana delle Api. In seguito la fontana finì per ingombrare e nel 1880 fu portata nei magazzini del Comune (dove fu anche mal conservata), finché nel 1917 fu ricostruita e posta all’angolo tra piazza Barberini e via Vittorio Veneto, dove tuttora si trova.
Da segnalare la presenza in questo tratto della via del “Teatro Sistina” (nella foto 1), progettato e realizzato nel 1950 da Marcello Piacentini, nel quale sono stati allestiti spettacoli di notevole livello artistico, come quelli di Garinei-Giovannini, oltre a concerti ed operette. A parte diversi restauri la struttura del teatro è rimasta invariata, con la sua sala circolare di 1600 posti, la platea e la galleria digradanti ed il palcoscenico dotato di attrezzature sempre all’avanguardia. Purtroppo la costruzione del teatro comportò la demolizione della chiesa di S.Francesca Romana, costruita dai Trinitari Spagnoli (i Padri del Riscatto), rinnovata nel Seicento da Mattia De Rossi e restaurata nell’Ottocento a cura del Collegio Boemo.
Il bel palazzetto al civico 138, ad angolo con via dei Cappuccini, presenta due cantonali bugnati, con finestre architravate al primo piano ed a cornice semplice agli altri piani ed un portale centinato ornato da una protome leonina: si tratta del cosiddetto Palazzo Rossini (nella foto 2) perché, come ricorda la lapide appostavi dal Comune di Roma nel 1882, “In questa casa Luigi Rossini da Ravenna, incisore, architetto, compose tutte le magistrali opere che lo resero famoso in Europa”. L’artista, nato nel 1790 e morto nel 1857, fu allievo del Piranesi e si distinse per le bellissime vedute di Roma.
Sul lato opposto della via è situata la chiesa dei Ss.Ildefonso e Tommaso da Villanova (nella foto 3), costruita nel Settecento con una facciata barocca di Francesco Ferrari, scandita da lesene e terminante in un timpano curvilineo. L’interno è di eccezionale eleganza nella volta a culla, solcata da un intreccio di nervature. Famoso, nel primo altare a destra, il pittoresco “Presepe” in marmo di Francesco Grassia risalente al 1667.