Via di Capo Le Case

finestre di palazzo toni a via di capo le case

Il toponimo “ad capita domorum” (ovvero “a capo, all’inizio delle case”) era riferito, fino al secolo XV, alla zona che, segnando da confine orientale dei rioni Colonna e Trevi, indicava il limite dell’abitato oltre il quale ci si inoltrava nella campagna, come ricorda anche l’appellativo “delle Fratte” legato alla vicina chiesa di S.Andrea. Il toponimo “Capo le Case” apparve per la prima volta nel 1618, legato alla chiesa di S.Giuseppe a Capo le Case, così denominata perché un tempo la via comprendeva anche il tratto di strada oggi denominato Via Francesco Crispi.

busto di s.teresa a via di capo le case
1 Busto di S.Teresa

Via Capo le Case fu abitata da numerosi artisti e nel vecchio “Albergo del Sud“, al civico 56, alloggiò Thérèse Martin, più nota come Suor Teresa del Bambino Gesù e del Volto Santo, detta di Lisieux, beatificata il 29 aprile 1923 da Pio XI e proclamata santa dallo stesso pontefice il 17 maggio 1925. Nel 1887, per il Giubileo per i 50 anni di sacerdozio di Leone XIII, Suor Teresa venne a Roma in pellegrinaggio con il padre e la sorella: la camera della santa, segnata con il numero 1, restò intatta per lungo tempo nonostante i numerosi restauri dell’albergo. Nel 1925 sulla facciata dell’edificio venne murata una lapide con il busto marmoreo della santa (nella foto 1) che così recita: “IN QUESTA CASA GIÀ ALBERGO DEL SUD ABITÒ NEL NOVEMBRE MDCCCLXXXVII (1887) SANTA TERESA DEL BAMBINO GESÙ – XVII MAGGIO MCMXXV (17 Maggio 1925)”.

palazzo centini toni
2 Palazzo Centini Toni

Al civico 3 sorge un caratteristico palazzetto settecentesco che, ornato da curiose cariatidi (nella foto sotto il titolo), venne denominato “Palazzo dei Pupazzi”: si tratta di Palazzo Centini Toni. Sorto come proprietà dell’architetto Tommaso Mattei, fu acquistato dal conte Felice Centini che lo fece ristrutturare tra il 1722 ed il 1742 da Francesco Rosi. Nel 1798 il palazzo (nella foto 2) fu venduto ai Toni, che nel 1886 lo fecero restaurare, come indica una lapide apposta vicino al portone: fu in questo periodo che fu affittato un appartamento a Massimo D’Azeglio il quale qui, nel 1820, ebbe il suo studio di pittore. Il palazzo sviluppa su tre piani di cinque finestre ciascuno, oltre il mezzanino sovrastante il pianterreno, dove apre un elegante portale, affiancato da una porta di rimessa e tre portoncini con tre finestre ovali decorate da roste e incorniciate. Tutte le finestre dei piani sono decorate a stucchi; al primo piano vi sono coppie di cariatidi che sorreggono timpani spezzati a volute, con conchiglie e teste femminili al centro.