La chiesa dei Ss.Ambrogio e Carlo al Corso (nella foto sopra), situata nel largo S.Carlo al Corso, è la chiesa nazionale dei Lombardi, ai quali nel 1471 Papa Sisto IV donò, come riconoscimento per la loro pregevole opera di costruzione della Cappella Sistina, la piccola chiesa di S.Niccolò del Tufo, che venne dapprima ristrutturata e poi dedicata a S.Ambrogio, patrono di Milano. Nel 1612 iniziarono i lavori di una chiesa più grande ad opera di Onorio Longhi, al quale subentrano prima il figlio Martino Longhi il Giovane ed infine Pietro da Cortona. La nuova chiesa fu dedicata così anche a S.Carlo Borromeo, arcivescovo di Milano, come conseguenza della canonizzazione del Santo avvenuta nel 1610. La facciata della chiesa fu ricostruita tra il 1682 ed il 1684 da Gian Battista Menicucci e dal cappuccino Mario da Canepina, su disegno del cardinale Luigi Alessandro Omodei: tripartita, presenta un timpano spezzato dai risalti maestosi e gigantesche semicolonne ricoperte di stucco giallo.
L’interno della chiesa dei Ss.Ambrogio e Carlo al Corso, ricco di stucchi, marmi ed affreschi, è uno degli esempi più caratteristici dello sfarzo del tardo barocco romano. La volta (nella foto 1, “La caduta degli angeli ribelli”, 1676-79) ed il catino dell’abside (“S.Carlo con gli appestati”, 1677-78) sono opera di Giacinto Brandi; presso l’altare maggiore si può osservare la grande pala con la “Gloria dei Santi Ambrogio e Carlo”, uno dei capolavori di Carlo Maratta.
Opera magnifica resta senza dubbio la cupola (nella foto 2), caratteristica del paesaggio romano, magnificamente costruita dall’architetto Pietro da Cortona nel 1678. Per poterla ammirare in tutta la sua eleganza e bellezza occorre recarsi nella retrostante piazza Augusto Imperatore: dalla tribuna semicilindrica si eleva il tiburio, caratterizzato dalle sue volute laterali con le quali si raccorda alla costruzione sottostante, mentre dal retro svetta l’alto tamburo sul quale è impostata la cupola. Otto pilastri scandiscono il tamburo in uguali sezioni, sulle quali si apre una finestra rettangolare, posta tra due colonne. Altre otto finestrelle ovali si trovano nella fascia intermedia, sopra la quale si innalza la calotta, rivestita di piombo e divisa in spicchi da costoloni. Molto graziosa la lanterna di coronamento con eleganti e piccole volute che separano le otto finestre ad arco. La decorazione interna fu realizzata nel 1675 da Giacinto Brandi che raffigurò la “Gloria di Dio Padre” nel cupolino ed i “Profeti Daniele, Osea, Geremia e Giona” nei quattro pennacchi. Dello stesso periodo sono i due edifici simmetrici ai lati della chiesa, che un tempo ospitavano la confraternita e l’ospedale.
Al civico 437 è situato il palazzo costruito come sede dell’Oratorio dell’Arciconfraternita dei Lombardi ed abitazione dei sacerdoti che lavoravano nell’edificio situato invece alla destra della chiesa, che costituiva l’Ospedale dell’Arciconfraternita dei Lombardi (nella foto 3), poi venduto ai primi dell’Ottocento ai Vitelli.
L’edificio di sinistra è tuttora sede dell’Arciconfraternita (nella foto 4), che risale al 1450, come ricorda la targa in marmo, posta alla destra del portale, che ne indica la proprietà: “AREA DELLA PIAZZA AVANTI ALLA CHIESA E FABBRICATI LATERALI DI PROPRIETÀ DELLA VENERABILE ARCICONFRATERNITA DE’ SS.AMBROGIO E CARLO DE’ LOMBARDI LUNGA METRI 77.00 LARGA METRI 11.00 = Q.M. 847.00”. Il palazzo sviluppa quattro piani, con finestre a cornice semplice, quadrate nei primi due (anche se le ultime due a destra sono rettangolari e protette da una ringhiera in ferro a mezz’altezza) e rettangolari negli altri due, sotto un possente cornicione. Al centro della facciata apre, al pianterreno, un bel portale, tanto alto da raggiungere l’altezza del primo piano in forma di ammezzato, architravato con arco a tutto sesto, tra due coppie di porte di bottega.