Via Statilia

via statilia

Via Statilia ricorda l’antica gens romana che in questa zona ebbe molti possedimenti ed il suo percorso, almeno nella parte compresa tra Piazza di Porta Maggiore e l’incrocio con Via di S.Croce in Gerusalemme, ricalca il percorso dell’antica Via Caelimontana, che da qui invece, per dirigersi verso la Porta Caelimontana dalla quale iniziava, piegava a sud attraversando il terreno dell’attuale Villa Wolkonsky. Proprio sul percorso di questa antica via, più esattamente all’incrocio tra Via Statilia e Via di S.Croce in Gerusalemme, nel 1916 fu rinvenuto, in occasione dell’allargamento della sede stradale, un gruppo di sepolcri repubblicani (nella foto sopra), oggi racchiusi in un recinto e coperti da una tettoia moderna. I sepolcri erano addossati al banco tufaceo sopra cui passava l’Acquedotto Neroniano e dove oggi è il parco di Villa Wolkonsky, residenza ufficiale dell’ambasciatore britannico in Italia.

sepolcro di publius quinctius
1 Sepolcro Publius Quinctius

Il più antico è probabilmente il primo a sinistra (nella foto 1), con una facciata costruita in blocchi di tufo, nella quale si apre una porta centrale rettangolare, rinforzata con un restauro moderno in mattoni; questa è fiancheggiata da due scudi rotondi, ricavati dagli stessi blocchi della facciata. La camera funeraria interna è piccolissima, tagliata in parte nella roccia e ricoperta con una volta irregolare in opera cementizia. L’iscrizione ricorda che proprietari ne erano Publius Quinctius, liberto di Tito e libraio, la moglie Quinctia e la concubina Quinctia Agatea. La mancanza del cognome e l’aspetto ancora piuttosto antico del monumento permettono di datarlo intorno al 100 a.C., o poco prima.
L’iscrizione che si può leggere abbastanza agevolmente è la seguente:

P(UBLIUS) QUINCTIUS T(ITI) L(IBERTUS) LIBR(ARIUS)
QUINCTIA T(ITI) L(IBERTA) UXSOR (Uxsor in luogo di uxor)
QUINCTIA P(UBLI) L(IBERTA) AGATEA LIBERTA
CONCUBINA

ovvero “Publio Quinzio, liberto di Tito, copista (o libraio), Quinzia, liberta di Tito, moglie, Quinzia Agathea, liberta di Publio, liberta, concubina”.
Poco più sotto, suddivisa ai lati dell’entrata, vi è una seconda iscrizione che così recita:

SEPULCR(UM) HEREDES
NE SEQUATUR

ovvero “Che il sepolcro non segua gli eredi”, con cui Publio Quinzio, Quinzia e Quinzia Agathea sancivano l’inalienabilità del sepolcro.

sepolcro gemino
2 Sepolcro Gemino

Il sepolcro seguente (nella foto 2) viene denominato Sepolcro Gemino, ossia doppio, in quanto è costituito da due vani, con celle ed ingressi distinti, ma con il prospetto e la parete divisoria in comune. La facciata è decorata con due gruppi di busti raffiguranti cinque defunti, una donna e due uomini a sinistra, due donne a destra. La presenza del cognome fa propendere ad una data successiva rispetto al sepolcro precedente, probabilmente intorno all’inizio del I secolo a.C.
L’iscrizione della camera destra, posta sotto i due busti, presenta soltanto alcune lettere visibili.
Sotto il busto di donna a sinistra:

CAE(LIA) A(ULI) L(IBERTA)
APOLLONIA

ovvero “Celia Apollonia liberta di Aulo”.

Sotto il busto di donna a destra:

PLOTIA A(ULI) L(IBERTA)
(—) S (—)

ovvero “Plozia, liberta di Aulo”.

L’iscrizione della camera sinistra, invece, è quasi interamente leggibile ed in parte rimaneggiata in quanto ai tre personaggi raffigurati nei busti e che si fecero originariamente seppellire nella camera, furono aggiunti altri due nomi.
Sotto il busto di donna a sinistra:

CLODIAE N(UMERI) L(IBERTAE) STACTE
L(UCIUS) MARCIUS L(UCI) F(ILIUS) PAL(ATINA) ARM
M(ARCUS) ANNIUS M(ARCI) L(IBERTUS) HILARUS
HOC M
(O)NUM(ENT)UM HE(R)EDES
(NE) S(EQUA)TUR

ovvero: “Di Clodia Stacta, liberta di Numerio
Lucio Marzio Arm(…), figlio di Lucio, della Tribù Palatina
Marco Annio Ilario, liberto di Marco
Che questo monumento non segua gli eredi”.

Sotto il giovane al centro:

N(UMERIUS) CLODIUS N(UMERI) L(IBERTUS)
TRUPHO

ovvero “Numerio Clodio Trupho, liberto di Numerio”.

Sotto l’uomo a destra:

C(AI) ANNAE(I) C(AI) L(IBERTI)
PAL(ATINA)
QUINCTIONIS

ovvero “A Quinzio, liberto di Gaio Anneo, figlio di Gaio, della Tribù Palatina”.

Più o meno contemporaneo segue un colombario, del quale rimangono scarse tracce, posto alla destra del Sepolcro Gemino, privo di corredo epigrafico e per questo motivo denominato Colombario Anonimo.
Segue un monumento ad ara, ampliato in un secondo momento in opera reticolata, che l’iscrizione assegna a due Auli Caesonii, probabilmente due fratelli, e ad una certa Telgennia. L’intero complesso di tombe risulta essere molto importante perché permette di seguire da vicino il passaggio dal tipo di tomba a camera (la più antica, quella di Publius Quinctius) al monumento isolato (il più tardo, quello dei Caesonii), passaggio che avviene appunto tra la fine del II e gli inizi del I secolo a.C.