L’edificio situato al civico 33 di Via delle Terme di Diocleziano (nella foto sopra) è il Granaio Clementino (l’ultimo dei Granai Pubblici realizzati a Roma tra il XVI ed il XVII secolo), costruito nel 1705 dall’architetto Carlo Fontana per volontà di Papa Clemente XI (donde il nome). L’edificio presenta un bellissimo portale marmoreo (nella foto 1) sormontato da una grande iscrizione che così recita: “CLEMENS XI PONT MAX COMMODIORI PUB FRUMENTI CUSTODIAE CUI PROXIMA HORREA A GREG XIII PAULO V AC URBANO VIII CONSTRUCTA SATIS ADHUC NON ERANT NOVI HUIUS AEDIFICII ACCESSIONE CONSULUIT ANNO SAL MDCCV PONTIFIC V“, ovvero: “Clemente XI Pontefice Massimo, per meglio custodire il grano pubblico che i vicini magazzini costruiti da Gregorio XIII, Paolo V e Urbano VIII non erano più sufficienti, provvide all’aggiunta di questo nuovo edificio nell’anno di Salvezza 1705, quinto del suo Pontificato”.
Sopra l’iscrizione si trova un grande stemma di casa Albani, famiglia alla quale apparteneva Papa Clemente XI, costituito da tre monti con una stella ad otto punte e sormontato dal triregno con le chiavi. Sul portale si trovano cornucopie cariche di spighe, nastri ed al centro una grande stella anch’essa ad otto punte. Anche l’ingresso al civico 30, oggi con funzione di accesso ad un Ufficio Postale, presenta lo stemma con i tre monti e la stella degli Albani. Nella pianta del Nolli del 1748 l’edificio è ancora identificato con la dicitura “Granari pubblici“.
Il Granaio Clementino incorporò anche un edificio situato in Via del Viminale 3 (nella foto 2), corrispondente ad una delle due sale circolari delle Terme di Diocleziano (l’altra sala corrisponde alla chiesa di S.Bernardo).
L’ingresso all’edificio avviene attraverso un bel portale (nella foto 3) sormontato dall’immancabile stemma Albani, i tre monti e la stella ad otto punte, e da una targa marmorea contenente la seguente iscrizione: “THERMARUM DIOCLETIANARUM AEVO SUPERSTES MONUMENTUM NE QUID VETERIS MAGNIFICENTIAE NOVA URBIS AEDIFICIA ABOLERENT CLEMENS XI PONT(IFEX) MAX(IMUS) HORREIS A SE CONSTRUCTIS FULCIRI CURAVIT ANNO SAL(UTIS) MDCCV PONTIFIC(ATUS) V”, ovvero “Per far sì che i nuovi edifici della città non distruggessero nulla dell’antica grandezza, Clemente XI Pontefice Massimo ordinò che il monumento delle Terme di Diocleziano, sopravvissuto al tempo, fosse sostenuto con i magazzini da lui stesso costruiti nell’anno di Salvezza 1705, quinto del suo Pontificato”.
I Granai di Gregorio XIII, Paolo V e Urbano VIII, menzionati nella prima iscrizione di Clemente XI, sorgevano sul lato occidentale delle Terme di Diocleziano, presso la Piazza di Termini e furono costruiti a partire dal 1575, in concomitanza al Giubileo ed al rafforzamento della Prefettura dell’Annona, per volere di Gregorio XIII (Granaio Gregoriano) che fece trasformare in depositi annonari i tre ambienti delle Terme di Diocleziano compresi tra l’ingresso di S.Maria degli Angeli e l’aula ottagonale a volta, oggi conosciuta come Planetario. La scelta ricadde su quest’area perché offriva condizioni climatiche e morfologiche particolarmente vantaggiose: più in alto rispetto all’abitato, al sicuro dalle frequenti inondazioni del Tevere, meno umida e più ventilata, condizioni queste indispensabili per la conservazione del cereale. Il progetto di Ottaviano Nonni, detto il Mascherino, fu portato a termine da Martino Longhi il Vecchio: si trattava del primo nucleo della “cittadella annonaria” che fu ampliata nel corso degli anni per volere dei pontefici. Il Granaio infatti fu successivamente ampliato da Papa Paolo V nel 1609 (Granaio Paolino) e da Papa Urbano VIII nel 1630 (Granaio Urbano).