Palazzo di Giustizia

palazzo di giustizia

Il 14 marzo 1889, alla presenza del Re Umberto I e della Regina Margherita, fu posta la prima pietra di Palazzo di Giustizia (nella foto sopra) su progetto dell’architetto Guglielmo Calderini, il quale si ispirò all’architettura neobarocca. Un anno dopo, durante i lavori di fondazione, le sabbie limacciose del fiume restituirono alla luce due sarcofagi, databili intorno al 150-170 d.C., appartenenti a personaggi della stessa famiglia: quello di una giovane donna morta prematuramente all’età di 18 anni, Crepereia Tryphaena, e quello di Crepereio Euhodo. La scoperta più sensazionale, che commosse tutta Roma, fu il ritrovamento di un oggetto appartenuto alla giovane fanciulla, una bambola (nella foto 1), un vero capolavoro nel suo genere.

bambola di crepereia tryphaena
1 Bambola snodabile

La bambola, alta circa 23 centimetri, è in avorio, con il viso finemente scolpito ed una ricca acconciatura, ma soprattutto snodabile, con una precisione ed una perizia artigianale di incredibile livello. Le braccia che si raccordano al corpo mediante perni, mentre le gambe si innestano negli appositi alloggiamenti incavati all’interno del bacino grazie ad un accurato sistema ad incastro fissato ancora con perni accuratamente mimetizzati; analogo collegamento rende possibili l’articolazione del gomito e del ginocchio. I due sarcofagi presentavano i sigilli ancora intatti, ma naturalmente pieni d’acqua, per cui fu necessario provvedere a svuotarne la cassa prima del trasferimento nel Palazzo dei Conservatori, dove vi rimasero fino al 1928. Successivamente, con la creazione nel 1929 dell’Antiquarium Comunale al Celio, entrambe le tombe furono qui trasferite. Nel 1939, dopo lo sgombero ed il parziale crollo dell’Antiquarium, i due sarcofagi ed il corredo tornarono nei depositi dei Musei Capitolini fino al loro definitivo trasferimento nella sede della Centrale Montemartini, dove tuttora si trovano. I lavori di costruzione del Palazzo di Giustizia andarono per le lunghe, anche per le grandi ed ininterrotte polemiche e critiche che accompagnarono l’edificio sin dai primi anni della sua edificazione, che portarono all’esonero del Calderini dalla direzione dei lavori: l’inaugurazione si ebbe soltanto ben 22 anni dopo, l’11 gennaio 1911. Il palazzo appare interamente rivestito in travertino, ma in verità ne è soltanto rivestito perché la sua struttura è in cemento armato, una tecnica di costruzione che costituì uno dei primi esempi in Europa. La facciata principale di Palazzo di Giustizia, rivolta verso il Tevere, è imperniata su un grande arco trionfale che ne costituisce il portale di accesso, sormontato dal gruppo scultoreo della “Giustizia”, raffigurata seduta ed al centro delle figure figure simboliche della “Legge” e della “Forza”. La facciata, costituita da un corpo centrale e due laterali, presenta altre statue colossali, opera di scultori diversi, raffiguranti “Cicerone”, “Papiniano”, “De Luca” e” Vico” in piedi ai lati dell’ingresso, mentre seduti vi sono “Licinio Crasso” e “Salvo Giuliano”. Ai lati dei tre finestroni sovrastanti l’arco centrale vi sono due figure alate raffiguranti la “Fama” che ha per attributo emblematico la tromba e la corona.

quadriga su palazzo di giustizia
2 Quadriga bronzea

La facciata posteriore si affaccia invece su piazza Cavour. Al di sopra del palazzo è situata la colossale quadriga bronzea (nella foto 2), opera di Ettore Ximenes, raffigurante la “Fama” che guida il carro e qui collocata soltanto nel 1926. Il palazzo avrebbe dovuto rappresentare il nuovo ordine che riparava alle ingiustizie del governo pontificio, ma i romani, poco convinti, lo soprannominarono “Palazzaccio” per il suo aspetto e per la sua funzione. Nel 1970 il Palazzaccio minacciò di crollare e fu temporaneamente abbandonato. Dopo un lungo restauro oggi è tornato ad ospitare la Corte Suprema di Cassazione, la sede per la quale era stato costruito.

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