Saggio di Vecchie Parole del Gergo dei Birbi

SAGGIO DI VECCHIE PAROLE DEL GERGO ROMANESCO DEI BIRBI.

Accidente a ffreddo: Coltellata.
Affogà’: Affogare una cosa: venderla a vil prezzo. Affogà’ una figlia: maritarla in malo modo.
Aggrippa: Gendarmi.
Agrèsta (Sugo de l’): Vino.
Agnusdèo: Orologio.
Alèffe: Uno: dall’ebraico Aleph.
Allancato: Affamato.
Allumà’: Vedere, osservare.
Allungà’ la vita: Essere appiccato.
Amico: Spia.
Amido (Esse all’): Essere in bolletta.
Ancinèllo: Attaccabrighe.
Anima de miccio: Anima dannata, condannata alla morte.
Arbergo de la stella: Dormire all’Albergo, ecc. Vale dormire all’aperto.
Ardia (Stà all’): Vivere in miseria.
Arzà’: Alzare un orologio, o qualsiasi cosa, vale rubarla.
Arzà’ la stella: Fare la spia.
Azzicà’: Uccellare, adescare.
Babbio: Viso.
Bagarozzi-o: Preti.
Balla: Congrèga.
Barbante: Mento.
Barbétta: Cristo.
Bastonà’: Bastonare un oggetto, vale venderlo, disfarsene a vil prezzo.
Bécce: Stare alle bbécce vale essere in miseria.
Bèlli (Li): Gendarmi, carabinieri.
Bérgi: Soldi, denaro in genere.
Bèrta: Tasca.
Bianca (Farla): Far fiasco.
Bianca la noce!: Far fiasco in segno sconcio. Grida del venditore di noci.
Bicchiere: Ano. Farsi arrotà’ er bicchiere, vale…..
Bigónzi: Calzoni.
Birba (Annà’ in): Andare in pessima compagnia.
Bobba: Minestra dei carcerati.
Bojerie: Manette.
Bombè: Ano.
Bôvo: Orologio.
Bracchi: Birri.
Brillanti: Ulceri veneree.
Bucio dell’allegria: Ano.
Budriè: Ano.
Bujacca: Minestra dei carcerati.
Bujaccaro: Minestraro, venditore di bujacca.
Bujósa: Carcere.
Buritone-i: Bugia, bugie.
Cacapane: Ano.
Cacàsse sótto: Confessare ogni cosa.
Cacóna: Sbornia.
Cajostra (La): Carcere di Castel Sant’Angelo.
Cammerino (Esse de): Essere impotente; poichè Camerino è, dicesi in Roma, il paese da cui vengono i Mosciarellari, ossia i venditori di castagne secche.
Campane: Orecchie.
Campana: spia.
Canizza: Astio, ruggine.
Cantà’: Rivelare, confessare.
Capézza: Catena d’oro o d’argento. Bovo co’ la capézza significa: orologio e catena.
Canta-cèchi: Soldi.
Carcio-farzo: Tradimento, tranèllo.
Carcósa: Strada.
Carcóse: Scarpe.
Carnènte: Fratello o sorella: E mi’ carnente. La mi’ carnente.
Catapèzzo: Giovanotto robusto, ragazzone.
Caténa d’argènto: Gonorrea.
Catòrbia: Carcere, prigione.
Cavèrna: Osteria, o altro luogo di riunione.
Cera de grano: Sterco umano.
Chiccheróne: Ano.
Chirica rasa: Capo-mózzo.
Ciampanèlla: Frode.
Ciancicóne: Chi mangia a carico della moglie o di altra donna sua amante.
Ciufèca: Vino cattivo.
Coccolà’: Lusingare, carezzare.
Còfeno: Cappello.
Còla: Spia.
Commare sécca: La Morte.
Confettà’: Adulare.
Corier de córte: Spia.
Corvatta: Capéstro, laccio.
Corvattaro: Boja, ed ora vale anche strozzino, ossia colui che impresta danaro ad usura.
Cotógno: Capo.
Craparéccia: Luogo spregevole come anche chi lo abitava. Vicolo che sta in via Panisperna.
Cresceccàla: Pene.
Cristo-tignóso: Monte di Pietà.
Cuccio: Cane.
Dar l’asso: Adulare.
Dègheta (Far): Fare fiasco.
Dron-dron: Bagascia.
Drondróna: Idem.
Est-locanna: Stare all’Est-locanda: non avere un soldo.
Fa’ ll’ovo: Far dono.
Famosa: Barba.
Fangóse: Scarpe.
Fasullo-a: Falso-a.
Fava: Mento.
Fèsta (Far la): Vale uccidere qualcuno.
Fiaccolétta: Inganno.
Fiandra: Furba.
Fiòcco: Ano, naso.
Fischiétto: Fanciullo.
Fóngo: Cappéllo.
Frasca: Citazione.
Frittèlla: Berretta.
Fritto-bianco: Cervello.
Frociante: Naso.
Fròcio: Tedesco, inglese e qualunque straniero in genere.
Furèllo: Ano.
Furone: Di soppiatto.
Fuso: Coltello.
Galantini: Birri. Da certo Galanti, loro capo.
Galla: Detto di donna vale: civetta.
Gattaccia (annà in). Andare di notte con femmine perdute.
Gattarola: Carcere.
Gatto: Ladro.
Gavétta: Congrega. Essere della tal gavetta, essere o appartenere a tal setta, ecc.
Ghèghene: Ano.
Ghignante: Viso.
Ghìnga: Vino.
Giorgio: Spia.
Gnèsa: No: non è vero.
Gnòcchi: Quattrini, scudi.
Gnocco: Semplice.
Grancio: Ladro.
Granfie: Mani, artigli.
Griffà’: Dar di griffo: mettere le unghie adosso.
Gòffo (Fa’): Far saltare il banco al giuoco.
Graffióna: Donna graffióna: formósa di carni sode.
Grinza: Fronte.
Imbertà’: Intascare.
Incarca-sérci: Poliziotti.
Incastro: Intrigo, impiccio.
Incatramà’: Scoprire, essere colti in fallo.
Incornasse: Ostinarsi.
Ingroppato: Ricco.
Jod-bedòdde: Poliziotti e soldati in genere.
Lanterne: Occhi.
Lanca: Fame.
Lappa: Furbo.
Lettra-cèca: Lettera anonima.
Lombétto: Ladruncolo.
Lumaca: Orologio.
Macchiavèllo: Tradimento, azione indegna, ecc.
Magnà’ ddar culo e cacà’ da la bbócca: Fare la spia.
Magnaccia: Colui che vive alle spalle delle prostitute.
Magna-fregna: Colui che vive dei guadagni illeciti della propria moglie.
Magòga: Affollamento.
Majoréngo: Il capo carcerato.
Mallòppo: La refurtiva.
Marro: Uomo rozzo, quasi selvaggio.
Marrocca: Spia.
Martino: Coltello.
Maruame: E anche Maruano: Marcio.
Maschiétti: Ginocchi.
Mastramucci: Stravaganze.
Mastro Titta: Il boia.
Minósa: Spia.
Micio: Ladro.
Mòrto (er): Danaro o anche la refurtiva.
Mosciarellaro: Impotente.
Mucina-ricotta: Vedi: Magnaccia o simili.
Mucinèlla: Idem.
Muntuvàre: Tincone.
Musica: Giudizio, discernimento.
Navigato: Imbirbito, malizioso, capace, esperto.
Nghïppi: Debiti.
Occhi de ciovetta: Monete d’oro.
Otto, ch’er gatto incaja!: Attenti alle guardie! Grido d’allarme.
Orloggi: Tinconi.
Orto bbottanico: Ano.
Paesàno: Spia.
Pagòzzo: Dare il pagozzo, vale: menare di bastone o di coltello.
Pajariccio: Cipolla cotta al forno.
Pappio: Portafogli.
Panzanèra: Bècero, birba, collèga.
Passante: Anello d’oro.
Pastròcchia: Bugìa.
Perfidi (li): I Birri.
Pietro (Er): Mantello.
Pìfero: Spia.
Pila (stare in): Aver danaro.
Pistolfo: Servo in livrea.
Pollanca-chèlla: Ragazza avvenente.
Pórzo (Tastata de): Richiesta di danaro.
Puncicà’: Accoltellare.
Puncicata: Coltellata.
Pulenta: Gonorrea.
Puzzolana: Moneta.
Rampazzo (fà e’): Essere appiccato.
Rampinà’: Rubare.
Ramaccià’: Idem.
Re Ppipino: Pidocchio.
Rifuggio: Asilo, immunità.
Rogna: Contesa.
Rondinèlla: Lettera che di trafugo ricevono i carcerati.
Ròspo: Segreto.
Rôte (le): I piedi.
Ruspanti: Polli, galline e simili.
Ruzzica (Tirà’ la): Fare la spia.
Sartarelli: Danari.
Sarza de S. Bernardo: Fame.
Sbacì’: Morire.
Sbarratura: Cinto.
Sbattuta-o: Una cosa sbattuta vale: rubata.
Sbiancato: Colto in fallo.
Scaja: Barba di più mesi: incolta.
Schertri: Gendarmi: a cagione degli alamari bianchi che avevano sul petto.
Schiccherà’: Ingoiare.
Sciatto: Affollamento, moltitudine di gente.
Scòrza: Abito, veste.
Scirpà’: Scirpare o fa’ scirpa: rubare con lestezza e poi fuggire.
Scorticà’: Confessare.
Scórtico: Lupanare.
Scróppióni: Falli, delitti.
Sécco (fa’): Vale uccidere uno sul colpo.
Sédici (Er-ar): Colui, quel tale, a colui, ecc.
Sgamà’: Osservare, vedere.
Sgamuffà’: Osservare, guardare.
Sgarro: Ferita mortale.
Sghìcia: Sterco umano.
Sguinzàjo: Coltello.
Soffià’: Fare la spia.
Soffione: Spia.
Spago: Paura.
Spazzacampagna: Trombone adoprato dai Briganti.
Spazzacampagne: Briganti.
Spicchio d’ajo: Mannaja.
Spónga: Chi beve molto vino.
Sporverà’ qualcuno: Spolverà’ le spalle a qualcuno vale: bastonarlo.
Sottogamma: Nascostamente, si dice anche: Sottocappotto.
Staffétta: Spia.
Strozzo: Regalo.
Suarfa: Papa.
Svagà’: Osservare.
Tàccolo: Imbroglio, briga, sospetto.
Taffià’: Mangiare.
Tafo: cibo.
Tajacozzo (Annà a): Essere operato, subire operazione, ecc.
Tappo: Mantello.
Tetto (er): Il cappello.
Tièlle: Scarpe.
Tirà’ de micia: Rubare.
Tirà’ er piommo: Provare una tal cosa.
Tirà’ la ruzzica: Fare la spia.
Tonnina (fa): Tagliare a pezzi.
Torta: Verità. Scoprì la torta, scoprir la verità.
Traghétto: Tenebroso commercio di amore o d’altro.
Tricche-Tràcchete: Cervello.
Trombétta: Spia.
Trottata-to: Maliziosa, malizioso.
Vappo: Guappo, smargiasso.
Vasco: Signore.
Verbum-caro: Ano.
Verdacchia: Miseria.
Vicolo de li tozzi: Gorgozzule.
Villa Poveròmmini: Orto botanico sul Celio.
Vìtèlla (Condannato una): Essere condannato una vitélla vale essere condannato a vita.
Zaffi: Birri.
Zagnotta: Bagascia.
Zarlatta: Idem.
Zéppi: Mani.
Zéppo: Re.
Zòccoli: Piedi.

GERGO DEI NUMERI DEI “BAGARINI„ O MONOPOLISTI DI COMMESTIBILI, PESCIVENDE, ECC.

Alèffe o Ninétto: Uno. Dall’ebraico Aleph: uno.
Bèdene: Due. Dall’ebraico Beth: due.
Bèdene-vaghézzi: Due soldi e mezzo. Dall’ebraico Va-chezî: mezzo.
Ghìmene: Tre. Dall’ebraico Ghimel: tre.
Ghìmeme-vaghézzi: Tre e mezzo. Dal vernacolo ebraico: Va-chezî: mezzo.
Arbano: Quattro.
Camìcia: Cinque.
Cicia: Sei.
Cingà: Sette.
Cimóne: Otto.
Novèna: Nove.
Fiori o fioràna: Dieci. Ora per dire dieci si dice anche Un déto e nel dir così si mostra all’incantatore il póllice.

PICCOLO SAGGIO DEL GERGO DEI MERCIAI DI ROMA.

Lebbo: Bello.
Trubbo: Brutto.
Pachelo o Palecco: Cappello.
Sparche: Scarpe.
Nami: Mani.
Sumo: Muso.
Sivo: Viso.
Tracavva: Cravatta.
Un cranfo e zemmo: Un franco e mezzo.
Raquanta rile: Quaranta lire.
Glipa, ecc: Piglia, ecc.
Tiè chiodo loque: Tien d’occhi quello.
Daba che bura, ecc: Bada che ruba, ecc.
Alcuni invece intercalano ogni sillaba delle parole con un vi, con un ti, ecc. Per esempio, per dire: Bada che ruba, diranno: Vibavidavi che viruvibavi, ecc.
Un suonatore di teatro, un musicante, ad esempio, per dire che sta in bolletta, dirà ai suoi colleghi: Sto ssénza chiave in do o anche: Nu’ stanzia pila in berta.
Un vetturino o cocchiere, per dire a un suo collega che ha più debiti che crediti, dirà: So’ più lladri che sbirri.
Un macellaio per non far capire a’ suoi avventori che il tal pezzo di carne va in malora o puzza dirà col suo garzone di bottega, per esempio: Quel lòmbo va da Meo, o anche: va da Mariòtti. E così di seguito.
Un ebanista, un falegname romano, parlando di un mobile qualsiasi, poco solido, mal costruito, vi dirà: è un marangòne.
Per la ragione, che molti anni or sono in Roma un certo Marangoni, ebanista, costruiva dei mobili da poco prezzo, i quali non essendo fatti secondo le regole dell’arte, erano dai conoscitori male giudicati. Quindi d’allora, per i falegnami, ogni mobile male costruito è un marangone.

PAROLE DEL GERGO EBRAICO-VERNACOLO USATE ANCHE DAL POPOLO DI ROMA.

Aèo: Antico grido degli stracciaroli ebrei. Ora una cosa aéa o un oggetto aéo significa: è troppo logoro, vecchio: è troppo aéo!
Achipudium: Ultimo giorno del digiuno.
Asseredda jema tessuvà: Dieci giorni penitenziali.
Atanaï, atanaï: Buon Dio: dall’ebraico: Adonai.
Azzicaromme: Commemorazione.
Badanai: Interiezione: dall’ebraico Badonai, perdio!
Baragaìmme: Andare a Baragaìmm: andarsene all’altro mondo.
Baruccabbà: Baruch-abba: Benvenuto.
Bèdene: Due.
Bèdene-vaghèzzi: Due e mezzo.
Beferìmme: Un paolo, mezza lira.
Boccanéra: Schioppo, fucile.
Cacàmme: Dall’ebraico haham: dotto, sapiente. Il rabbino maggiore.
Caccadià caccadià: Meditazione, preghiera.
Cachèmme: Chiacchierone, millantatore.
Calamisvà: Trasporto funebre, mortorio.
Callà: La promessa sposa.
Cascerro-a: Puro, bello, integro.
Caurimmi: Tomba.
Càzzemod: Ripieno del pollo, interiori.
Chènne: Sì.
Chipur, Chipurimme: Digiuno della festa del Kipur.
Chiùso: Cristiano. Chiuso: perchè non circonciso.
Ciavàrro (È): Non è maturo e dicesi di frutto o d’altro.
Colaìmme: Da kolaim: morbo, infermità: gonorrea.
Cristianìa: Cristiani in genere. Allorchè noi si andava nel ghètto, ci dicevano: Ecco la Cristiania!
Cugnàtemo: Mio cognato; Cugnàteto: tuo cognato, ecc.
Dainà: Natura.
Debire: Tabernacolo.
De-monà: Scelti, educati, di garbo.
Devarimme: Bugia.
Fràte-i: Fratello, fratelli.
Fràtemo-eto: Mio fratello, tuo fratello.
Fijemo-eto: Mio figlio; fijeto: tuo figlio.
Gannavìmme: Ladro.
Gazzìmme (A): Fare parti eguali, dividersi il guadagno, ecc. Tanto a testa.
Ghèrca: Ricavato della vendita di stoffe fuori uso.
Ghìmene: Tre: dall’ebraico Ghìmel.
Ghìmene-vaghèzzi. Tre e mezzo: Ghìmel va-chezî.
Ghinìmmi: Pidocchi.
Gnóra-e (La o Lo). Lo gnóre, la gnóra: il signore, la signora.
Goi: Cristiani.
Iacodimmi: Ebrei, che si chiamano anche Bacurri, Sciabbadai.
Iciagnà: Cesare.
Ingainà’-ate: Guardare; guardate; osservate.
Ingannavià: Rubare.
Ingavuscìmme: Prigione.
Inghiverìmme: Isdraelita.
Jod bedoddi: Guardie e soldati in genere.
Iom: Giorno.
Lammèdde (Fa): Sta zitto, fa silenzio.
Machêlle: Micco, sciocco, merlo, ecc.
Macòmme: Cesso.
Madétt’a ddio: Maledetto, ecc.
Màdrèma-èta: Mia madre, tua madre.
Malàcche: Buono.
Malachìmme: Buon Dio.
Malòri e malagùri: Imprecazioni.
Marolìmme: Oggetto fuori d’uso, fuori moda.
Mengòti: Soldi, quattrini.
Monghêdde: Scontento, permaloso, ecc.
Mónghi: Strónzi.
Mònna: Madonna, signora.
Mònna Callà so’ ffatti li bbottoni?: Sora spósa, so’ fatti li bbottoni? — si diceva per ischerzo alle israelite.
Mór di vói: Per amore di voi, per amor vostro, ecc.
Nghiìppi: Debiti.
Pèsechi (li Santi): La Santa Pasqua.
Picciurèllo: Pène.
Pinne, cânne e colaimme: Tre infermità, morbi, malattie veneree.
Purìmme: Festa religiosa.
Risciùdde (Fa): Váttene, toglimiti d’innanzi!
Robbivécchi o Rabbivécchi!: Grido dei cenciaioli isdraeliti.
Scalandrina: Natura
Sciabbà: Sabato, festa. Famo sciabbà: famo allegria.
Sciamanno: Il candido manto che il Rabbino si mette sul capo allorchè legge la Bibbia.
Sciammòddi: Numeri del lotto.
Sciammlamòr: Libro de’ conti, registro dei debitori.
Sciattino: Uccisore legale delle bestie da macello per gli israeliti.
Scimini-vaghézzi: Un centesimo e mèzzo.
Scìmme-scìmme: Vendere scìmme-scìmme: a vil prezzo.
Sciofare: Tromba.
Scioscianìmme: Mammelle.
Sciurio (Lo): Vino.
Sefèrimme (Li santi): Angeli celesti.
Sefro-Attrà-còlice: L’Eterno Padre.
Sòrèma-èta: Mia sorella, tua sorella.
Sor-tavàrro: No.
Tarèffe: Impuro, cattivo, fallace.
Talèdde: Vedi: Sciamanno.
Talmúdde: La Bibbia.
Talmuldurà: Congregazione.
Tavarimmi: Ciarle.
Zachìmme: Coltello.
Zaghènne: Brutta, vecchia, malfatta.
Zagurri: Quattrini, ma credo anche soldati.
Zainà: Bagascia.
Zimmèlli: Azzimèlle, pane àzzimo.

GIURAMENTI E IMPRECAZIONI IN EBRAICO-VERNACOLO.

Pe’ vvita mia!
Nun siate vedovo.
Nun siate ammazzato
Mor di voi!
Te sii magagnato lo mazzallo, lo core e lo cervello!
Che ppozzi fa’ la morte de Barucca che ccascò da lo quinto piano! Ammènne.
Pozzi appiccià’ lo lume!
Pozzi cascà’ ppe’ li scali co’ le mane in saccoccia!
Pozzi penà’ e ffà ppenà’: sta’ ccent’anni su’ ’na ssedia e ccammannà’!
Chi da lo chiuso guarda machèmmi-vo. Lo dicevano incontrando un cristiano; e presso a poco significava: Male incolga al primo cristiano che incontro.
Segno di croce degli israeliti secondo i cristiani: In nome di Baruccabbà, sempre pe’ rubbà’; mai pe’ restituì, e ppe’ fregà’ lo cristiano. Ammènne.

PAROLE LATINE USATE DAI ROMANI.

Abbemus: Abbiamo.
Abbeterno: Ab eterno.
Agnusdeo: Reliquia di cera impastata con terra bagnata dal sangue de’ Martiri.
Alleluia: Aleluja.
Ammènne: Amen.
Aspèrgese: Aspèrges.
Buccolica: Da bocca.
Capomunni: Caput mundi.
Crielèisònne: Kyrie eleison.
Culibusmunni: Culibus mundi: in capo al mondo, lontanissimo.
Cumquibbo: Cum-quibus, il danaro.
Dïasilla: Dies-illa.
Ecce-Homo-a: Dicesi anche è un ecce-oma, parlando di donna.
Enfitemisi, Infitemise : Enfiteusi.
Estelocanna: Est-locanda, scritto sui locali d’affittare.
Este-Este: Dicesi del vino buono: este-este!
Facche et refacche : Fac et refac: render la pariglia.
Fiàtte: Fiat.
Fregante-crimise: Flagrante-crimini.
Grolia in cerssiddèo: Gloria in excelsis Deo.
Quo dìchise dìchise: Quel che ho detto ho detto.
In àrticolo mortis: In articulo mortis.
In àrtise: In artis.
In prìmise: In primis.
Ippisi-fatto: Ipso-facto.
Jura, de jura: Di diritto: De jure.
Jeso, Jesusmaria!: Gesù, ecc.
Libberamus domminè: Libera nos Domine.
Murtossanno: Ad multos annos.
Nun piusurtra: Non plus ultra.
Nunchettinòra: Et nunc et in hora, ecc.
Nun pòzzumus: Dal famoso Non possumus di Pio IX rimasto celebre.
Ora-provè: Ora pro eo.
Ora-promè: Idem.
Ora-cèrta: Horâ certâ.
Pandecèlo: Panem de coelo.
Pèdibbus (A): Ad pedes.
Perquirato: Perquiratur.
Pràgase: Plagas.
Pròsite: Prosit.
Protoquamquero-a: Proto-quamquam.
Quonia (Ar): Al Quoniam.
Santificèta-o: Santificetur, uomo pio.
Sanatòto: Sana-totum.
Schizzo-fatto: Ipso facto.
Seguenzia santi vangèli: Star a digiuno: Sequentia Sancti, ecc.
Sicutt’era t’in principio nun che ppeggio: Sicut erat in, ecc.
Sambruto: Ex-abrupto.
Semprigrazia: Exempli gratia.
Ùrbise et òrbise: Urbis et Orbis.
Verbum caro: Il deretano.
Viampàcise: Ce scappa er viampàcise, vale: ci scappano le busse. Viam pacis.

FRANCESISMI IN USO NEL NOSTRO DIALETTO.

Alò: Allons.
Ammusà’: Amuser.
Andriè: Andriènne.
A-quer-mifó: Comme il faut.
Argianfettù: L’argent fait tout.
Bidè: Bidet.
Bignè: Bignet.
Bombè: Bombet.
Bonè: Bonet.
Burrò: Bureau: ufficio.
Bordacchè: Brodequins.
Brolocco; berlocco: Breloque.
Biggiù: Bijou,
Buffè: Buffet.
Carmagnòla: Carmagnole.
Chènchè: Quinquet: lume a olio.
Ciappa-e: Chape.
Commò: Comode.
Crompan-pà: Comprende pas.
Cormifò: Comme il faut.
Corsè: Corset.
Consumè: Consommé.
Culì: Culis: sugo passato.
Decretone: Decroteur: Lustrascarpe.
Desabbigliè: Deshabillé.
Diggiunè: Déjeuner.
Etaggè: Etagère.
Frufrù: Frou—frou.
Gargante: Gargantua.
Gargottara: Gargotte.
Giaccò: Jagò.
Gilè: Gilet.
Gianfutre: Jean foutre.
Inciarmà’: Charmer.
Landavo: Landau.
Mammà: Maman.
Marcià’: Marcher.
Mondié!: Mon Dieu de la Franse che de l’Italì vu n’ette pas bbon. Questa frase si dice intiera.
Muère: Amuerre.
Muntuvare: Montoir.
Musiù o Munzù: Meusieur.
Nneppà: N’est-pas?
Padedù: Pas-de-deux.
Pappiè: Papier.
Poncio: Punch.
Ragù: Ragù.
Redrè: Retrait.
Sacchesorètte: Oriuoli d’Isaac Soret.
Sóffióne: Soufleur.
Spappiè’: Vedi: Pappiè.
Sciarmante: Charmant.
Supprì: Suplis.
Surtù: Surtout.
Tamanto: Tant-maint.
Tettattè: Tête à-tête.
Tignone: Chignon: Chioma.
Visavì: Specchio vis-à-vis.

PAROLE DI ALTRE LINGUE.

Bazzàrro: Bazar.
Astracàne: Astracan, città della Russia.
Setaccio: Spagnolo: Sedazo.
Giannetta: Dal Turco: Ginetta.
Schina: Tedesco: Skina.
Ghèghene: Idem: Deretano.
Snappe: Idem: Acquavite.
Slòffe: Idem: Letto.
Inferlicchese: Idem: Busse.
Vappo: Spagnolo: Guapo.
Maramao: Maramaldo.
Nìcchese: Dal tedesco: No.
Milordo: Dall’inglese.
Milorderia: Idem.
Salamelecche: Salam-alaik.
Tartaifèlle: Dal tedesco: Il diavolo.
Chifeni: Chifel.
Gurde: Dal Tedesco: Gulden, fiorino. Da noi scudo.
Trincà’: Dal tedesco: bere. Trinchesvàine.

MOTTEGGI DI NOMI DI STRADE, PIAZZE, PALAZZI E DI ALCUNE CIBARIE ED ALTRO.

Funtan-te-crèpi: Fontana di Trevi.
Santa Maria nun campi’n’ora: (?)
Piazza Stròzzete: Piazza Strozzi.
Santa Lucia in Sérci (in faccia a la salita): Ci si aggiunge quell’«in faccia» a bella posta.
Piazza Me-ne-frego-tanti: Piazza Manfredo Fanti.
Via dell’Anima (defôra ar caffè cce so’ le ssedie): Quel defóra vuol significare che ti esca l’anima di fuori.
Via de Testa spaccatte: Di Testa spaccata.
Piazza Marco Pépe: invece di Guglielmo Pepe.
Palazzo Tallónghi: Tanlóngo.
Palazzo Stròzzete: Strozzi.
Oro passato p’er Pellegrino: Oro falso.
Ojo svizzero, de Lucérna: Olio da ardere; per ironia.
Vino de Pisciano: Vinaccio.
Vino de le vigne d’Acquacetósa: Vinello acidulo, aspro.
Scarica-tràppole: Cacio pecorino.
Concertino de la pedacchia: Cruyère.
La sora Checca a ppanza per aria: Gallina lessa o arrosto.
Er merluzzo co’ li ggendarmi: Baccalà con le patate.
Le ranocchie co’ la giacca: Fritte all’olio con la pastella.
Le patate in gran tenuta: Lesse con tutta la buccia.
Er salame a spìnte: A spinte: affettato grossolanamente.
Li tre régni de la natura: Minestra di lenti.
Li sordati in galitta: Minestra come sopra.
Li ceci ar trotto: Poco cotti.
La minestra co’ la ritirata: Minestra di lardo.
La minestra cor sartarello: Idem.
La minestra a ttamburo battente: Idem.
Una fraccassata (in de le coste): Una fricassea.
Pollo a la sônatóra: Cantone di pane bruscato con sopra olio ed aglio.
Pollo de galèra: Pane condito con acqua, olio, aceto, sale, con alici od altro pesce.

DI PERSONE.

Esse de casa Strozzi: Fare lo strozzino.
» de Bassanèllo: Di bassa taglia.
» de razza Schiavetti: Come sopra. I piccoli cavalli sono detti Schiavetti.
» o Armà’ Treppigne e ’na tenaja: Essere spilorcio o avaro.
» de casa Tiratèlli: Come sopra.
» de casa Frappija: Pigliar sempre e mai donare.
» Sbafatore: Vivere a lo scrocco, scroccone.
» de razza Costaguti: Dicesi di cavallo o di donna che per la magrezza mostri le coste.

DEI VENDITORI GIROVAGHI.

«Giù-’n-cantina ar fresco!»: Voce del Giuncataio: Giuncatiua fresca.
«L’ammazzo io! l’ammazzo io!»: del Caciaio: La marzolina! ecc.
«L’assel’annà’! L’assel’annà’!»: del Mosciarellaio: Mosciarellà’!