Gigi Proietti

gigi proietti

Il 2 novembre 2020, esattamente nel giorno del suo 80° compleanno, ci ha lasciato l’ultimo dei grandi del cinema e del teatro italiano, Gigi Proietti. L’amore, l’affetto e la gratitudine per questo simbolo della romanità sono incommensurabili e RomaSegreta vuole rendere omaggio all’uomo, all’attore, al maestro, all’amico: RIP GIGI!!

Gigi Proietti non ha certamente bisogno di essere presentato: attore, regista, cantante, doppiatore e comico, rappresenta uno degli artisti più completi nel panorama dello spettacolo italiano. Gigi Proietti è nato a Roma in via di S.Eligio il 2 novembre 1940: figlio di Romano Proietti, di origini umbre, e della casalinga Giovanna Ceci, consegue il diploma di maturità classica presso il Liceo Ginnasio Augusto e poi si iscrive alla Facoltà di Giurisprudenza dell’Università La Sapienza di Roma, che abbandona però a 6 esami dalla laurea, rivolgendo la sua attenzione alla musica imparando a suonare il pianoforte, la fisarmonica ed il contrabbasso. Nel frattempo inizia a frequentare il Centro Universitario Teatrale, un corso di mimica di Giancarlo Cobelli, il quale apprezza le qualità di questo ragazzo tanto che lo scrittura per uno spettacolo d’avanguardia, “Can Can degli italiani”. Come tutti i grandi artisti, la sua carriera inizia con la gavetta nei bar all’aperto, nei piccoli teatri e nei night-club. Nel 1964 ricopre un ruolo secondario sul palcoscenico con il Gruppo Sperimentale 101 sotto la direzione di Antonio Calenda, dello stesso Cobelli e dello scrittore e sceneggiatore, ancora poco conosciuto, Andrea Camilleri. Il suo primo ruolo lo recita all’aperto, travestito da upupa, nella rappresentazione de “Gli uccelli di Aristofane” (1964) diretto da Giuseppe Di Martino. Nel 1968 ottiene ruoli da protagonista in diversi spettacoli messi in scena dal Teatro Stabile de L’Aquila, tra cui “Il Dio Kurt” di Alberto Moravia e “Operetta” di Witold Gombrovicz. Il primo, inaspettato successo arriva nel 1970, quando viene improvvisamente chiamato a sostituire Domenico Modugno nella parte di Ademar nella commedia musicale di Garinei e Giovannini, “Alleluja brava gente”. Al cinema ottiene il primo ruolo da protagonista nel film di Tinto Brass “L’Urlo” del 1968, anche se, a causa della censura, il film venne proiettato nelle sale italiane soltanto nel 1974.

gigi proietti in una scena del film febbre da cavallo
1 Scena dal film “Febbre da Cavallo”

L’occasione per lasciare il segno nel mondo della cinematografia arriva nel 1976 con il film “Febbre da cavallo” (nella foto 1) per la regia di Steno, dove Gigi Proietti veste i panni dello sfortunato indossatore Bruno Fioretti, detto Mandrake, appassionato di ippica e di scommesse, che inventa qualsiasi stratagemma per poter giocare, e perdere regolarmente, insieme ai suoi amici Pomata (Enrico Montesano) e Felice (Francesco De Rosa). Nello stesso anno stringe un proficuo sodalizio con lo scrittore Roberto Lerici, insieme al quale scrive e dirige i suoi spettacoli più rinomati e di successo, come “A me gli occhi, please!” (nella foto 2), riportato in scena nel 1993, 1996 e nel 2000, “Come mi piace” (1983) e “Leggero leggero” (1991).

gigi proietti al teatro
2 Gigi al teatro con “A me gli occhi, please!”

È sicuramente in questo tipo di spettacoli che Gigi Proietti ha la possibilità di dimostrare tutta la sua arte esibendosi come monologhista, cantante, imitatore e ballerino: il successo di pubblico fu inatteso quanto strabiliante, superando agevolmente le 6 serate inizialmente previste per arrivare a quota 300, con oltre 2.000 spettatori di media a riempire i teatri di tutta Italia, ammirato e stimato anche da importanti personalità come Federico Fellini ed Eduardo De Filippo. Nel 1978 istituisce al Brancaccino, una sala prove del Teatro Brancaccio, il Laboratorio di Esercitazioni Sceniche per i giovani attori, una scuola nata come associazione culturale, presieduta da Flavia Tolnai e guidata da un gruppo docente formato da Gigi, Annabella Cerliani, Ugo Gregoretti e Sandro Merli. Il Laboratorio divenne la migliore scuola di recitazione sfornando più attori di successo di qualunque altra, perfino della mitica Accademia d’Arte Drammatica Silvio D’Amico: da lì usciranno, per fare qualche nome, Massimo Wertmüller, Pino Quartullo, Rodolfo Laganà, Gianfranco Iannuzzo, Chiara Noschese, Francesca Reggiani, Giorgio Tirabassi, Gabriele Cirilli, Enrico Brignano, Flavio Insinna. Nel frattempo Gigi cerca di trasferire le sue idee anche in televisione, senza incontrare il grande successo che invece ha in teatro, nonostante presenti pregevoli spettacoli quali “Fregoli”, “Attore amore mio”, “Cyrano a Varadero,” con la complicità di Gianni Minà, e soprattutto uno dei migliori spettacoli della storia della televisione, “Fatti e Fattacci” (1975), di Roberto Lerici, per la regia di Antonello Falqui e con Ornella Vanoni, poi vincitore della Rosa d’Oro al Festival di Montreux. In questo spettacolo Gigi interpreta il cantastorie di una scalcinata compagnia di saltimbanchi in un viaggio a puntate attraverso il folklore di quattro città italiane, Roma, Milano, Napoli e Palermo. Alla Sicilia dedica un omaggio in quello stesso anno, cantando in dialetto siciliano la celeberrima “Ballata di Carini”, musicata da Romolo Grano e utilizzata come sigla iniziale del film “L’amaro caso della baronessa di Carini”, diretto da Daniele D’Anza, con Ugo Pagliai e Janet Agren.

gigi proietti ne il maresciallo rocca
3 Il Maresciallo Rocca

Con le premesse di “Un figlio a metà” e di “Italian Restaurant,” in cui lavora con Nancy Brilli, entrambi per la regia di Giorgio Capitani, il 16 gennaio 1996 arriva il grande trionfo della serie televisiva “Il Maresciallo Rocca” (nella foto 3), creato dalla coppia di scrittori Laura Toscano e Franco Marotta e ancora diretto da Capitani, nella quale l’attore interpreta il ruolo di Giovanni Rocca, vedovo e con tre figli a carico, maresciallo comandante della stazione dei Carabinieri di Viterbo, che tra un caso e l’altro si innamora di una deliziosa farmacista, interpretata da Stefania Sandrelli. La serie, partita in sordina, conquista i favori del pubblico fino a superare agevolmente i dieci milioni di spettatori: il successo è talmente grande che il 30 settembre 2013 Gigi ha ricevuto la cittadinanza onoraria della città di Viterbo. Il colossale successo impone ai due autori, ai registi ed al protagonista ben 5 sequel realizzati tra il 1998 ed il 2005. Gigi interpreta un altro personaggio creato da Toscano e Marotta, “l’Avvocato Porta”, in due serie dirette da Franco Giraldi, ma con minor successo. Nel 2005, dopo essere apparso come veterinario in un film diretto da José Maria Sànchez, il 19 marzo è uno degli ospiti d’onore nella fortunata trasmissione di Renzo Arbore “Speciale per me – meno siamo meglio stiamo”, dove canta 3 sue canzoni, tra le quali la celeberrima “Chi me l’ha fatto fa’”, e si produce nella divertente recitazione de “Il lonfo”, probabilmente la più nota delle poesie meta-semantiche di Fosco Maraini, recitata successivamente anche nella puntata del 7 febbraio 2007 nella trasmissione “Parla con me”, condotta su Raitre da Serena Dandini. Non si può dimenticare che, all’inizio della sua carriera, Gigi si era dedicato anche al doppiaggio, dando la sua voce a Gatto Silvestro (in compagnia di Tweety – Loretta Goggi), a Richard Burton, a Richard Harris, a Marlon Brando, passando per Robert de Niro, Dustin Hoffman e Sylvester Stallone nel primo film della celeberrima serie “Rocky”. Nel 1992 doppiò anche il famoso personaggio del Genio della Lampada nel film “Aladdin”, prodotto dalla Walt Disney Pictures, che ripeterà anche nei due sequel distribuiti soltanto in home video. Si dedica anche alla regia, sia teatrale che televisiva (“Villa Arzilla”, 1990, e “Un nero per casa”, 1998). Dal 2001 al 2007 ottiene la direzione artistica del Teatro Brancaccio, finché gli viene improvvisamente “scippata”, come commentò lo stesso Gigi, in favore di Maurizio Costanzo. Dopo aver riconsegnato le chiavi del Brancaccio, Gigi Proietti si trasferisce al “Gran Teatro” di Tor di Quinto (oggi a Saxa Rubra). Nel 2006 ha portato in tour lo spettacolo “Serata d’Onore” premiato all’Arena di Catanzaro con il “Riccio d’Argento” come migliore spettacolo dell’anno nella rassegna “Fatti di Musica” ideata e diretta da Ruggero Pegna. Della sua vita privata ha sempre mantenuto il massimo riserbo ed anche noi vogliamo rispettarlo ricordando soltanto che è stato sposato con la ex guida turistica svedese Sagitta Alter, dalla quale ha avuto due figlie, Susanna e Carlotta, entrambe avviate nel mondo dello spettacolo, scenografa la prima, cantante la seconda. Muore nel giorno del suo 80° compleanno, il 2 novembre 2020, nella clinica romana Villa Margherita per un attacco cardiaco.

Vogliamo salutare Gigi con il sonetto scritto da Pierfrancesco Favino che più di mille parole riesce a descrivere lo stato d’animo di tutti noi che lo amavamo, anzi no, che lo AMIAMO!!

Però ‘n se fa così, tutto de botto.
Svejasse e nun trovatte, esse de colpo a lutto.
Sentì drento a la panza strignese come un nodo
Sape’ che è la mancanza e nun avecce er modo
de ditte grazie a voce pe’ quello che c’hai dato
pe’ quello che sei stato, perché te sei inventato
un modo che non c’era de racconta’ la vita
e ce l’hai regalato così un po’ all’impunita,
facendo crede a tutti che in fondo eri normale,
si ce facevi ride de quello che fa male,
si ce tenevi appesi quando facevi tutto,
Parla’, balla’, canta’, pure si stavi zitto.
Te se guardava Gi’, te se guardava e basta
come se guarda er cielo, senza vole’ risposta.
All’angeli là sopra faje fa du risate,
ai cherubini imparaje che so’ le stornellate,
Salutece San Pietro, stavolta quello vero,
tanto gia’ ce lo sanno chi è er Cavaliere Nero.

CIAO GIGI!