Ss.Nereo e Achilleo

ss.nereo e achilleo

La chiesa dei Ss.Nereo e Achilleo (nella foto sopra) sorge su via delle Terme di Caracalla ed è dedicata ai due martiri, secondo la tradizione, servi della nobile Flavia Domitilla e con lei martirizzati per la loro fede cristiana all’epoca di Diocleziano: più verosimilmente, ma anche secondo una testimonianza storica di papa Damaso, entrambi erano soldati, uccisi nell’ambito della crudele persecuzione dioclezianea che colpì inizialmente proprio i “fratelli dell’esercito”. La prima denominazione di un “titulus” dedicato ai Ss.Nereo e Achilleo risale al 595, ma la struttura della chiesa primitiva risale a ben due secoli prima (377 d.C.) ed è legata alla leggenda secondo la quale l’apostolo Pietro, sul punto di lasciare la città dopo essere fuggito dal carcere Mamertino, appena fuori dalla Porta Capena, perse una delle bende che gli fasciavano le ferite: una pia matrona raccolse la fasciola e la chiesa fu detta “titulus Fasciolae“, tuttora menzionato sull’epigrafe posta sopra il portale. Agli inizi del IX secolo Papa Leone III ristrutturò completamente la chiesa, bonificandola dalle paludi che in parte la circondavano e soprattutto trasferì qui, dal cimitero di Domitilla sulla via Ardeatina, i corpi dei due martiri Nereo e Achilleo. Nonostante l’intervento pontificio la chiesa andò in rovina, tanto che nel 1213 le reliquie dei due martiri Nereo e Achilleo furono trasferite nella chiesa di S.Adriano. Nel 1475 Sisto IV provvide ad un nuovo restauro della chiesa, che vide la riduzione delle dimensioni dell’edificio e la sostituzione delle colonne che ne scandivano le navate in altrettanti pilastri. Nuovi restauri si ebbero nel XVI secolo per merito del titolare cardinale Cesare Baronio, al quale si devono gli affreschi dell’abside e delle navate e soprattutto il ritorno in questa chiesa delle reliquie dei due santi.

facciata dei ss.nereo e achilleo
1 Facciata con riquadri

La chiesa dei chiesa dei Ss.Nereo e Achilleo fu restaurata nuovamente nei primi anni del Novecento e poi ancora nel 1941, in occasione del quale fu riportata alla luce la superficie a riquadri con drappi che contraddistingue la facciata (nella foto 1). Questa si presenta in posizione arretrata fra due alte murature appartenenti all’edificio originario, con il corpo centrale con tetto a capanna sopraelevato rispetto ai due laterali.

portale dei ss.nereo e achilleo
2 Portale

Il portale (nella foto 2), anticipato da un protiro sorretto da due colonne e con timpano triangolare, presenta entrambe le dediche della chiesa: “Ss MARTYRUM NEREI ET ACHILLEI e TITULUS FASCIOLAE“; inoltre è sormontato da un finestrone che illumina la navata centrale ed è ornato da una semplice cornice in travertino con timpano spezzato, al centro del quale vi è posto l’affresco raffigurante una “Madonna con Bambino”.

interno dei ss.nereo e achilleo
3 Interno

L’interno (nella foto 3), suddiviso in tre navate da pilastri ottagonali in laterizio, presenta le pareti delle navate laterali decorate con affreschi di Niccolò Pomarancio: il gusto per l’orrido dell’artista si esprime nei raccapriccianti dettagli con cui illustra le torture alle quali furono sottoposti gli apostoli martirizzati. Di notevole interesse è il bellissimo mosaico che orna l’arco dell’abside, di tardo stile bizantino e risalente al pontificato di Leone III (795-816). Il recinto del presbiterio, l’altare e la sedia episcopale, tutti ornati da finissimi mosaici, sono opere medioevali dei Cosmati; degno di menzione è anche il pulpito che si erge su un basamento di porfido rinvenuto nelle vicine Terme di Caracalla. All’esterno la chiesa presenta due strutture quadrate in muratura da attribuirsi, con molta probabilità, ai lavori effettuati all’epoca di Leone III ed alle quali sono pertinenti due bassi torri che corrispondono alla testa delle due navate laterali e che affiancano l’abside semicircolare, originariamente illuminata da tre finestre ora murate. Dinanzi alla chiesa, inoltre, è situata anche una colonna antica (visibile nella foto in alto sotto il titolo) sulla quale vi era un capitello a guisa di teste di leone, purtroppo trafugato nel 1984.