Fontana Testaccio

fontana testaccio

La fontana di Lungotevere Testaccio (nella foto sopra), danneggiata nella notte tra il 31 dicembre 1999 ed il 1 gennaio 2000, è stata restituita al pubblico dopo un restauro assai delicato, consistito nel riassemblaggio dei nove frammenti del sarcofago che costituisce la vasca della fontana. Infatti, per porre rimedio al danneggiamento, probabilmente causato più da un tentativo di furto che da un vero e proprio atto vandalico, si è dovuti intervenire con perni in vetroresina di diametro variabile (3-6 mm) e reintegrazioni delle parti mancanti sbriciolate sotto la pressione di qualche strumento metallico. Si è poi proceduto all’esecuzione di stuccature delle lacune interne ed alla impermeabilizzazione della vasca interna; con l’occasione si è completato l’intervento con una complessiva sistemazione estetica del prospetto in laterizio con la cancellazione delle scritte più evidenti. La fontana, eretta nel 1869 sotto il pontificato di papa Pio IX Mastai (1846-1878) per celebrare l’archeologo Pietro Ercole Visconti, il quale, durante le sue numerose campagne di scavo, aveva portato alla luce una grande quantità di reperti marmorei utilizzati per ornare musei ed edifici della città, è composta di una quinta scenografica in laterizio incorniciata da lesene e volute in travertino e coronata da festoni che sorreggono lo stemma pontificio.

sarcofago della fontana testaccio
1 Dettaglio del sarcofago del III secolo

La vasca della Fontana Testaccio (nella foto 1) è un sarcofago marmoreo di età imperiale (III sec. circa) con il fronte strigilato ripartito in tre campi e tabella centrale con iscrizione funeraria; al di sopra una protome leonina da cui fuoriesce l’acqua ed una lapide commemorativa che così recita: “PIUS IX PONT MAX EMPORII GRADIBUS / AD TIBERIM REPERTIS / MARMORUM EX ASIAE ET AFRICAE LAPIDICINIS / INGENTI COPIA QUAE DIU LATUERAT RECUPERATA / ET SACRAE URBIS SUAE ORNAMENTO REDDITA / RIPAM HANC / IN LONG PMM IN LAT PPM / XL MURO DUCTO TERMINAVIT PUBLICAVITQUE / ANNO S.P. XXIIII“, ossia: “Pio IX Pontefice Massimo, ritrovati i gradini dell’Emporio presso il Tevere, recuperata una ingente quantità di marmi dall’Asia e di pietra dall’Africa, che per lungo tempo aveva riportato alla luce e restituita come ornamento alla sua sacra città, costruito un muro lungo 2000 palmi e largo 1040 piedi, delimitò questa riva e la rese d’uso pubblico. Nell’anno XXIII del suo Pontificato”.