Città Leonina

città leonina

Fasi della Città Leonina

Leone IV: 1 Porta S.Pellegrino – 2 Posterula de’ Saxoni – 3 Porta S.Spirito

Niccolò V: 1 Porta Turrioni – 2 Porta Fabbrica – 3 Porta Pertusa

Paolo III: 1 Porta S.Spirito

Pio IV: 1 Porta Castello – 2 Porta Angelica – 3 Porta Cavalleggeri

Nell’anno 848 venne posta la prima pietra di quella cinta muraria denominata “Mura Leonine” che racchiudevano la “Civitas Leonina“, o Città Leonina, dal nome di Papa Leone IV che le fece realizzare. Le mura furono erette a difesa del Colle Vaticano dopo che i Saraceni, nell’846, saccheggiarono la Basilica di S.Pietro durante il pontificato di Sergio II. Papa Leone IV diresse personalmente l’enorme numero di operai e, grazie al suo diretto interessamento, il lavoro fu completato in soli quattro anni. Il pontefice, in lenta processione di popolo e dignitari della Chiesa, inaugurò le mura il 27 giugno 852, percorrendo l’intero circuito a piedi scalzi, celebrando il rito della consacrazione. 3 porte, 44 torri e 1444 merli, per una lunghezza di circa 3 Km, munivano la muraglia “in opera mista di pietra e calce” che cingeva e proteggeva la Tomba di Pietro. Cerchiamo ora di ricostruire questo primo tracciato (nella mappa in alto segnato in rosso), ben diverso da quello attuale, iniziando dalla prima porta in prossimità di Piazza S.Pietro (cancellando dai nostri occhi il colonnato del Bernini, che fu costruito soltanto nel XVII secolo), ovvero la “porta S.Pellegrino“, bellissima, massiccia e chiusa fra due torri, dalla quale iniziava la via dei Pellegrini, tuttora esistente, ma situata all’interno dello Stato del Vaticano. Il tratto di mura che univa la cinta muraria al Mausoleo di Adriano corrisponde all’attuale Passetto, dove, all’altezza dei fornici dell’attuale piazza Pia, si apriva la seconda porta, la “posterula S.Angelo“. Il tratto prospiciente le rive del Tevere erano sprovviste di mura perché l’imponente complesso costituito dall’Ospedale S.Spirito era considerato sufficiente a proteggere l’area retrostante: le mura riprendevano all’altezza dell’odierna porta S.Spirito, la terza porta, allora denominata “posterula de’ Sassoni” (dalla “schola dei Saxoni“, collegata alla chiesa di “S.Maria in Saxia”, oggi di S.Spirito in Sassia). Da qui la cinta saliva il colle per ridiscendere all’altezza dell’attuale Largo di porta Cavalleggeri e proseguire, con un percorso quasi parallelo a quello attuale ma oggi posto all’interno della Città del Vaticano, fino all’altezza dell’attuale Porta Pertusa: da qui il tracciato proseguiva verso nord-est fino all’attuale “Torre dei Venti”, per poi ridiscendere, quasi in linea retta, attraverso le odierne Piazza della Zecca e Piazza del Forno, verso la porta S.Pellegrino. Il XIV secolo, con il ritorno della sede papale a Roma dopo la parentesi avignonese, segnò una tappa di particolare importanza per Roma e per il Vaticano, perché i pontefici ritennero che quest’ultimo fosse meglio difeso e protetto rispetto al Laterano e quindi si dedicarono a costruire e fortificare nuovi palazzi nella “Città Leonina”. Numerose furono le opere di restauro e di fortificazione della cinta muraria da parte dei successivi pontefici, ma fu Niccolò V, nel XV secolo, ad effettuare le prime opere di ampliamento (nella mappa in alto segnate in verde): fu riedificato, in sostituzione di quello preesistente, quel tratto che, partendo dall’odierno Portone di Bronzo (l’accesso ufficiale ai Palazzi Vaticani), si congiungeva col muro del Passetto in corrispondenza del cosiddetto “Torrione di Niccolò V”. A questo periodo risalgono anche due porte, la Pertusa e la Turrioni, allora aperte direttamente nelle Mura Leonine e soltanto in seguito spostate ed aperte nelle nuove mura. Molto più incerta appare la data di apertura della Porta Fabbrica, anche se le fonti maggiormente accreditate la fanno risalire allo stesso periodo della Pertusa e della Turrioni. Il timore di nuove incursioni da parte dei pirati saraceni, nonché le nuove tecniche che prevedevano ormai l’uso massiccio di artiglierie, indussero Papa Paolo III ad interventi di ammodernamento delle mura (nella mappa in alto segnati in nero) che avessero anche nuove caratteristiche difensive. In quest’opera di fortificazione il papa si avvalse dell’opera di ingegneri come Michelangelo ed Antonio da Sangallo il Giovane, anche se spesso in disaccordo tra loro. I lavori, iniziati il 18 aprile 1543, si protrassero per 6 anni, con il Sangallo occupato fino alla sua morte (29 settembre 1546) nella zona S.Spirito – Castello – porta S.Pellegrino, mentre Michelangelo si occupò della zona a nord della porta S.Pellegrino e poi, dopo la scomparsa del collega e fino al 1548, anche dell’area di competenza del Sangallo. Quest’ultimo in particolare, nel biennio 1543-45, costruì tre bastioni nella zona della porta S.Spirito: quello del “Fiume”, così denominato perché prossimo al Tevere ed oggi assorbito dall’ampliamento dell’Ospedale S.Spirito, un altro situato immediatamente sopra la porta e quello degli “Incoronati”. Michelangelo invece portò a termine, nel 1548, l’imponente “bastione del Belvedere”: l’attuale confine della Città del Vaticano, dall’angolo con piazza del Risorgimento fino all’ingresso ai Musei Vaticani, è ancora quello limitato dalla muraglia michelangiolesca. Ma fu con papa Pio IV, nel 1561, che le mura assunsero un aspetto più massiccio e più ampio (nella mappa in alto segnate in azzurro): innanzitutto fu realizzata una cinta spostata più a nord, in pratica quel tratto che, dall’attuale piazza del Risorgimento, congiungeva il “bastione del Belvedere” al bastione settentrionale di Castel S.Angelo. Questo tratto sopravanzò, sminuendone quindi l’importanza, l’originario tracciato delle “Mura Leonine”, oggi noto come Passetto, che divenne così soltanto il “Coridore de Borgo“, ovvero la via di fuga pontificia verso Castel S.Angelo. L’intervento di Pio IV realizzò inoltre il tratto di bastioni tuttora esistente sul lato occidentale e meridionale del Colle Vaticano. Progettato e costruito a protezione del centro della cristianità e della residenza pontificia, il nuovo confine racchiuse così un nuovo rione, quello di Borgo, che con decreto del 9 dicembre 1586 venne aggiunto agli altri come XIV rione di Roma. Pio IV non vide però il compimento della sua opera, che fu portata a termine dal successore Pio V, come testimoniano i numerosi stemmi disseminati lungo tutta la cerchia muraria ed alternati a quelli di Pio IV. Riassumendo quanto detto, ripercorriamo il tracciato attuale della cinta, soltanto in alcuni tratti scomparso o modificato. Iniziamo il percorso dalla incompiuta porta S.Spirito, alla destra della quale svetta imponente il “bastione di Sangallo”; salendo verso la collina lungo il bastione, a metà del quale è visibile uno stemma di Pio IV, le mura, che racchiudono il moderno complesso di Propaganda Fide, piegano verso sud-ovest e ridiscendono in uno slargo su Viale delle Mura Aurelie, dove si uniscono alle Mura Gianicolensi (nella mappa in alto il breve tratto di intersezione in arancione).

torrione della città leonina
1 Torrione circolare

Compiendo un doppio angolo in direzione nord, il muro prosegue fino in corrispondenza dell’uscita della moderna Galleria Principe Amedeo di Savoia, dove sono visibili i resti del maestoso torrione circolare (nella foto 1), oggi isolato e senza più la sua antica e massiccia forza difensiva, che anticamente diede il nome alla “porta Turrionis“. Quando venne costruita la Caserma dei Cavalleggeri, la guardia pontificia lì acquartierata da Pio IV, la porta venne appunto ribattezzata “Cavalleggeri”.

porta cavalleggeri
2 Porta Cavalleggeri

Quindi il muro piega ad angolo retto verso ovest e s’interrompe (unico caso delle Mura Leonine), demolito per motivi di viabilità, in corrispondenza della confluenza di Piazza del Sant’Uffizio con Largo di Porta Cavalleggeri, nella posizione in cui originariamente era situata la Porta Turrioni-Cavalleggeri (nella foto 2).

porta cavalleggeri oggi
3 Porta Cavalleggeri oggi

I resti di questa porta (nella foto 3), un arco bugnato sormontato dallo stemma di Alessandro VI Borgia, che ne curò alla fine del Quattrocento un rifacimento, sono stati spostati qualche metro più avanti, dove riprende il muro.

fontana a porta cavalleggeri
4 Fontana a Porta Cavalleggeri

Accanto alla porta si trova un elegante sarcofago strigilato di epoca romana che funge da vasca per una fontana che riceve acqua da una protome leonina e da due bocchette laterali (nella foto 4). Anche questa fontana originariamente aveva una diversa struttura ed una diversa collocazione: in precedenza era formata da una vasca a bancone in muratura che fungeva da abbeveratoio, nella quale l’acqua era versata da due cannelle laterali, e si trovava accanto al torrione circolare, qui spostata in occasione dei lavori per la realizzazione della galleria Principe Amedeo di Savoia. La fontana, alimentata dall’Acqua Lancisiana, è sormontata da 2 lapidi; la prima risale a Pio IV e così recita: “PIUS IIII PONT MAX UTILITATI PUBLICAE ET COMMODITATI AEQUITUM CUSTIODAE PONT ANNO SAL MDLXV” (ovvero “Pio IV Pontefice Massimo ad utilità pubblica ed a vantaggio dei cavalieri di guardia nell’anno 1565”). Questa lapide è sormontata dallo stemma di Pio IV ed affiancata dallo stemma del Comune di Roma e da uno stemma cardinalizio. La seconda lapide risale a Clemente XI: “AQUAM UTILITATI PUBLICAE ET COMMODITATI AEQUITUM CUSTODIAE QUAM PIUS IV PONT MAX PERDUCENDAM CURAVERAT QUAEQUE IN USU ESSE DESIERAT CLEMENNS XI PONT MAX RESTITUIT ANNO SAL MDCCXIII PONT XIII” (ovvero “L’acqua ad utilità pubblica ed a vantaggio dei cavalieri di guardia che Pio IV Pontefice Massimo aveva provveduto a condurre (qui), e che aveva cessato di essere in uso, Clemente XI Pontefice Massimo restituì nell’anno 1713, 13° del suo pontificato”).

porta fabbrica della città leonina
5 Porta Fabbrica

Proseguendo lungo le mura troviamo un’altra lapide che riferisce di un restauro avvenuto nel 1858 per volere di papa Pio IX: “MURUM URBIS LEONIANAE A NICOLAO V PONT MAX REFECTUM PIUS IX PONT MAX INSTAURAVIT TUTIOREMQ REDDIDIT ANNO MDCCCLVIII CURANTE IOSEPHO FERRARI PRAEF AER” (ovvero “Le mura della Città Leonina restaurate da Niccolò V Pontefice Massimo, Pio IX Pontefice Massimo rinnovò e rese più sicure nell’anno 1858, curatore Giuseppe Ferrari prefetto dell’erario”). Poco dopo l’inizio di via della Stazione Vaticana, esattamente in corrispondenza della sagrestia della basilica di S.Pietro, si trova la Porta Fabbrica (nella foto 5), oggi murata e parzialmente interrata perché il terreno fu rialzato per regolarizzare il pendio, sormontata dallo stemma di Papa Clemente XI Albani e dallo stemma della Reverenda Fabbrica di S.Pietro (F.A., ovvero Fabrica Apostolica), una delle Confraternite più potenti all’epoca in cui venne eretta la basilica e tuttora esistente come ente preposto alla manutenzione del complesso. Questa porta, aperta nel XV secolo, fu in seguito chiusa e riaperta soltanto nel XVI secolo da papa Pio III per il passaggio dei materiali provenienti dalle vicine fornaci e necessari per la costruzione della basilica vaticana: il suo nome, Fabbrica, si deve proprio al passaggio dei mattoni per la “fabbrica” di S.Pietro. A questo punto è necessaria una breve precisazione: sui materiali che qui transitavano e sui quali non si pagava dazio, vi era apposta la dicitura “Ad U.F.A.”, ovvero “Ad Uso Fabrica Apostolica”, da cui deriva l’odierno modo di dire “a ufo”, ossia gratis, a spese altrui.

porta pertusa della città leonina
6 Porta Pertusa

Dopo la porta, l’unico elemento di rilievo è un portale moderno con i battenti in ferro, quasi una porta blindata, sormontata da uno stemma di Pio XI, dopo la quale si raggiunge il ponte ferroviario che collega la stazione vaticana con la rete italiana. Da qui inizia viale Vaticano e per i successivi 350-400 metri circa di muraglia, comprensiva di un bastione che anticipa una leggera deviazione verso nord-ovest, si osservano solo due stemmi di Pio V, del 1568 e del 1569, dopodiché si giunge alla Porta Pertusa (nella foto 6), anche questa murata e situata nei pressi della via omonima, la quale è strutturata su tre aperture incorniciate dal bugnato: due accessi secondari ai lati del portale principale. La porta è in diretta corrispondenza con l’ingresso principale del “Torrione di S.Giovanni”, che domina alle spalle, molto probabilmente corrispondente all’antica “Porta Pertusa” delle Mura Leonine. Proseguendo, uno stemma di Pio IV, risalente al 1564 e, pochi metri più avanti, il grande bastione triangolare (il punto più occidentale dello Stato Vaticano) che consente al muro un brusco cambio di direzione verso nord-est. Poco dopo il bastione si trova una posterula murata di un certo interesse. Le testimonianze più antiche parlano di una porticella nei pressi della Pertusa ad uso degli abitanti del “Palazzo”, ma si riferiscono al primitivo muro leoniano, che si trova qualche metro più indietro di quello attuale di Pio IV. Autori più recenti non forniscono molte indicazioni, lasciando supporre, come fa il Piale, che questo ingresso fu chiuso molto presto o, addirittura, non fu mai aperto. Da qui in poi, fino all’ingresso dei Musei Vaticani, a poco meno di 1 km di distanza, la muraglia è un susseguirsi di bastioni e rientranze costellate di targhe e stemmi pontifici.

ingresso ai musei vaticani
7 Ingresso ai Musei Vaticani

Sull’ampio portale d’accesso ai Musei Vaticani (nella foto 7) con cornice in bugnato è situata la relativa targa, sormontata dalle statue di “Michelangelo Buonarroti” (a sinistra) e “Raffaello Sanzio” (a destra) poste ai lati di uno stemma di Pio XI del 1932. All’angolo del viale Vaticano con via Leone IV si trova un imponente stemma della famiglia Farnese databile al 1542, a testimonianza dei lavori di papa Paolo III; proseguendo, pochi metri prima dell’angolo tra viale dei Bastioni di Michelangelo, piazza del Risorgimento e via di Porta Angelica, è situata la porta bronzea con lo stemma di papa Benedetto XVI, aperta nel 2006.

stemma di pio XI
8 Stemma di Pio XI

Subito dietro, dove ora si trova uno stemma di Pio XI (nella foto 8), esisteva la “porta Angelica“, alcuni resti della quale sono visibili incastonati nel muro. Da qui iniziava un tratto di mura, all’incirca lungo la direttrice delle odierne Piazza del Risorgimento-Via S.Porcari-Via Alberico II, che si congiungeva al bastione settentrionale di Castel S.Angelo e che venne abbattuto nel 1888 nell’ambito dei lavori di urbanistica volti a rendere più moderno e fruibile il quartiere di Borgo. Il tratto di mura, invece, orientato verso sud e che costeggia via di Porta Angelica fino a congiungersi con il Passetto, risale al 1929 quando, a seguito del Concordato, vennero fissati i confini tra lo Stato Italiano e la Città del Vaticano. Lungo questo tratto si apre, in corrispondenza di Via del Belvedere, la porta di S.Anna, un moderno accesso alla Città del Vaticano. Al termine di via di Porta Angelica vi sono una coppia di fornici aperti per motivi di viabilità da Pio IV nel 1563 e dal Comune di Roma nel 1933, sopra i quali vi sono conservate una serie di lapidi a testimonianza di vari interventi.

Nella sezione Roma nell’Arte vedi:
Porta Cavalleggeri di E.Roesler Franz