Via della Scrofa

palazzo aragona gonzaga su via della scrofa

Via della Scrofa ricalca esattamente il tracciato di un’antica strada romana che, incorporando il percorso dell’attuale via di Ripetta, costeggiava a destra il Tevere (all’altezza dell’attuale ponte Cavour) ed a sinistra il Mausoleo di Augusto e confluiva nella “via Flaminia“, all’altezza dell’odierna piazza del Popolo. Si ritiene che l’antica via risalga al 29 a.C., ovvero all’epoca della costruzione del Mausoleo di Augusto. Il toponimo di via della Scrofa deriva dall’insegna di una locanda ivi esistente già nel Quattrocento, come si fa cenno in alcuni documenti del 1445, dai quali risulta che questa zona era denominata “la Scrofa”. Il piccolo simulacro raffigurante una scrofa (nel tratto della via appartenente al rione S.Eustachio), probabilmente un frammento di un antico bassorilievo marmoreo, fu murato sulla facciata del convento degli Agostiniani e trasformato in fontanella per volontà di papa Gregorio XIII soltanto nel 1580: da ciò si deduce che non fu la fontana a dare il nome al luogo, poiché il toponimo esisteva già da oltre un secolo. Via della Scrofa è condivisa da due rioni: il primo tratto, da largo Giuseppe Toniolo fino all’incrocio con via della Stelletta (a destra) e via dei Portoghesi (a sinistra) appartiene al rione S.Eustachio, il tratto, che prendiamo in considerazione in questa pagina, dal suddetto incrocio fino al congiungimento con via di Ripetta appartiene al rione Campo Marzio. Al civico 117 della via, ad angolo con piazza Nicosia, è situato Palazzo Aragona Gonzaga (nella foto sotto il titolo), un edificio che soltanto in apparenza costituisce un complesso unico con il palazzo Soderini Cellesi al quale è unito, oltre ad avere cortili intercomunicanti, ma in realtà si tratta di due edifici autonomi.

madonnella su via della scrofa
1 Madonnella su palazzo Aragona Gonzaga

Il primo fu costruito nella metà del Cinquecento da Giambattista Aragona e venduto nel 1587 al principe Scipione Gonzaga; nel 1645 fu acquistato da monsignor Cesa e poi in seguito dai Cellesi, che nella seconda metà del Settecento lo vendettero ai Negroni, oriundi di Bergamo, i quali acquistarono anche il palazzo Soderini e definirono più chiaramente l’unione dei due edifici. Nel Novecento l’edificio passò ai principi Galitzin di origine russa. Il palazzo subì numerose trasformazioni nel corso dei secoli, con caratteristiche barocche sovrapposte a quelle originarie, nonché la sopraelevazione ottocentesca. Il portale principale si apre su via della Scrofa, architravato e sormontato da un balconcino, sul quale si affaccia una porta-finestra con timpano semicircolare spezzato, al centro del quale è situata una testa di donna; le altre quattro finestre del primo piano presentano timpani triangolari e semicircolari. Al secondo piano si aprono cinque finestre architravate e decorate, mentre quelle del terzo piano, più piccole, sono incorniciate. Il pianterreno presenta quattro finestre inferriate, poste ai lati del portale, e due lapidi; la prima ricorda che “TORQUATO TASSO OSPITE DEL CARDINALE SCIPIONE GONZAGA SOGGIORNÒ PIÙ VOLTE E A LUNGO IN QUESTO PALAZZO DAL MDLXXXVII (1587) AL MDXC (1590) – IL COMUNE DI ROMA NEL TERZO CENTENARIO DELLA MORTE DEL POETA (1895)”. La seconda lapide così recita: “LUIGI GONZAGA DELLA COMPAGNIA DI GESÙ FU OSPITE IN QUESTO PALAZZO DEL CARDINALE SCIPIONE GONZAGA SUO CUGINO NEL NOVEMBRE 1585 – IL COMUNE DI ROMA NEL QUARTO CENTENARIO DELLA MORTE DEL SANTO NOVEMBRE 1991”.

fontana su via della scrofa
2 Fontana

L’angolo smussato dell’edificio, ad angolo con piazza Nicosia, presenta un’edicola sacra di forma pentagonale (nella foto 1) raffigurante la “Madonna in trono con Bambino”, affiancati da due angeli e sormontati dalla colomba. L’edicola, ricca di molti ex voto, presenta anche la seguente iscrizione: “VERGINE IMMACOLATA MARIA MADRE DEL DIVINO AMORE FATECI SANTI GRAZIA MADONNA”. Lo stesso angolo smussato presenta anche, al pianterreno, una vasca-sarcofago (nella foto 2) eretta nel XVI secolo durante il pontificato di Gregorio XIII Boncompagni. È caratterizzata da una semplice vasca rettangolare di granito romano, con ampi bordi arrotondati, che riceve acqua da due bocchette simmetriche inserite sulla parete di appoggio entro altrettante formelle di marmo modanate. Su piazza Nicosia vi è l’ingresso secondario costituito da un portale ad arco bugnato.